Cronaca locale

A "Chinatown" non si paga il canone Rai e non si rilasciano scontrini: evasione-record a Prato

Dall'attività condotta dalla Guardia di Finanza nella zona della "Chinatown" di Prato (la più popolosa d'Italia) è emerso come il 94% degli esercenti non emetta scontrini. E nessuna delle attività commerciali controllate era in regola con il pagamento del canone Rai

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Scontrino, questo sconosciuto: nell'arco dei 630 controlli effettuati nel corso degli ultimi dodici mesi dalla Guardia di Finanza nei confronti di altrettante aziende situate nella zona della "Chinatown" di Prato, sono state accertate in 583 casi una serie di irregolarità in materia di mancate emissioni di ricevute fiscali. Il 94% degli esercenti, in larghissima parte di nazionalità cinese, non emette insomma scontrini. Questi, stando a quel che riporta oggi la stampa pratese, i numeri dell'attività ispettiva condotta dai finanzieri nell'area industriale del Macrolotto, di fatto diventata parte integrante della Chinatown locale insieme a via Pistoiese e via Filzi. Va detto che il capoluogo laniero ospita da anni la comunità orientale più numerosa d'Italia: stando agli ultimi numeri dell'Ufficio Statistica del Comune di Prato, sono oltre 31mila i residenti originari della Cina (ossia il 16% della popolazione residente sul territorio comunale).

Una cifra che sale a circa 35mila unità includendo nel conteggio anche i cittadini cinesi che vivono negli altri Comuni della provincia. Sul piano produttivo, gli imprenditori orientali hanno praticamente monopolizzato la zona dei Macrolotti, dove si trovano numerosi "pronto moda". Il controllo della finanza non si è però concentrato solo sulle confezioni: nel mirino degli operatori sono finiti anche bar e locali attivi nel settore della ristorazione. E per quanto gli accertamenti abbiano ovviamente riguardato anche esercizi commerciali gestiti da italiani, stando a quel che riporta il quotidiano Il Tirreno "si parla comunque di una stragrande maggioranza di evasori di nazionalità cinese". Le Fiamme Gialle hanno agito in maniera mirata e selettiva, valorizzando le risultanze delle attività preparatorie (come segnalazioni al servizio di pubblica utilità 117) e del controllo economico del territorio (trovando riscontri nelle banche dati).

Un'azione che secondo La Nazione ha richiesto un periodo di preparazione e studio del tessuto economico, per poi passare ai controlli di prossimità in esercizi pubblici commerciali quali ristoranti, bar e pronto moda. E che ha a quanto sembra fatto emergere ulteriori irregolarità anche per quel che concerne il canone Rai: sui 61 locali controllati dai finanzieri (anche in questo caso gestiti nella quasi totalità da esercenti cinesi, come specificato dai media locali) nemmeno uno era in regola con il pagamento. Cifre che sembrano confermare la visione di chi considera il Macrolotto alla stregua di una sorta di "distretto parallelo" chiamato a rispondere più alla Cina che all'Italia: una specie di "zona franca" nella quale le regole vigenti sul resto del territorio italiano sembrerebbero essere sistematicamente eluse.

E con le elezioni comunali ormai alle porte, è facile immaginare come il contrasto all'evasione possa tornare ad essere argomento primario di campagna elettorale.

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