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"Ci piace rubare". Ecco perché le borseggiatrici rom non vogliono cambiare vita

L'idea di vivere in un appartamento e seguendo le regole del mondo occidentale non convince: "Siamo abituati"

"Ci piace rubare". Ecco perché le borseggiatrici rom non vogliono cambiare vita

Si torna a parlare di borseggiatrici rom, un tema oramai da tempo al centro del dibattito. Ad occuparsene, effettuando delle interviste in alcuni campi che sorgono nel milanese, è la trasmissione televisiva "Dritto e Rovescio", nella quale ci si interroga sul fatto che esista o meno la volontà delle dirette interessate di cambiare vita.

"Se qualcuno ci dà il lavoro noi lavoriamo, però non ho i documenti. Come faccio?", aveva dichiarato tempo fa a Paolo Del Debbio una delle donne, invitata a contattare la consigliera comunale Diana Alessandra De Marchi per trovare eventualmente una soluzione al problema. Ma la questione principale, su cui indaga il programma di Rete 4, resta quella del dubbio che ci possa essere davvero la volontà di effettuare un cambiamento radicale delle proprie abitudini.

Il servizio

"Come vive la maggior parte delle persone?", domanda l'inviata. "Andiamo da Esselunga e rubiamo da mangiare per i nostri figli, rubiamo i vestiti, è normale", replica una donna. È a questo punto che viene mostrato all'intervistata il video della puntata di "Dritto e Rovescio" in cui la consigliera De Marchi si mette a disposizione delle rom per risolvere gli aspetti burocratici che possano permettere di ottenere un lavoro regolare. "Proviamo a chiamare insieme la consigliera?", propone l'inviata. "Ci parla e ci parla, ma poi non fa niente", risponde la donna, "sono nata ladra e continuerò a essere ladra, finché il Governo non darà alla gente la possibilità di vivere povera".

"Io vivo qui dentro", dice un'altra rom all'inviata, che entra nel prefabbricato per dare un'occhiata alle condizioni di vita della famiglia della donna. "Ma a voi non andrebbe di avere una vita migliore in una casa?", chiede. "No, a noi piace rubare"...replica qualcuno fuori campo. "Tu cosa fai nella vita?", domanda ancora l'intervistatrice. "Ma fatti i ca**i tuoi", sbotta l'uomo.

"Vivi in uno spazio piccolissimo, come si fa a vivere così?", considera l'inviata in un'altra abitazione. "Siamo abituati noi", risponde una rom, "ci arrangiamo". "Ma lei non vorrebbe una vita migliore?", incalza l'intervistatrice."Se tu sei in condominio devi stare in silenzio, non puoi gridare, non puoi fare nulla, non so se mi capisce. Vivere in una casa non è facile, almeno per i rom diciamo. No?"

Dal campo di Baranzate, le telecamere della troupe si spostano a Segrate. "Cosa fate per vivere?", prova a domandare l'inviata."L'ombrellaio, l'arrotino", risponde qualcuno. "Su Internet ci sono tantissime offerte di lavoro, tra addetto alle pulizie e di cantiere...". "Ci andiamo, ci chiamano e dopo non ce lo danno", risponde l'intervistata, "ci vuole la scuola e noi non ce l'abbiamo la scuola, io ho la seconda media", considera una donna. "Non siamo neanche residenti qua, loro chiedono la residenza, vogliono tante cose, capito?". "A noi non ci aiutano", prosegue la rom, "quelli che vanno a rubare, poverini, hanno ragione signora, devono campare".

In metro a Milano stessa situazione. "Non vorresti trovare un lavoro?", chiede l'inviata a una borseggiatrice, "c'è qualcuno che può aiutarti". "Non mi serve a niente. E basta, non voglio più parlare con te, chi sei tu per parlare con me?", sbotta la donna.

. Il messaggio è abbastanza chiaro

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