Cronaca locale

Fermata la banda del bancomat: per loro un bottino da 250mila euro

Sono tre gli uomini a finire dietro le sbarre: ecco come modificavano i loro furgoni prima di entrare in azione

Fermata la banda del bancomat: per loro un bottino da 250mila euro

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Hanno messo a segno numerosi colpi prendendo di mira degli sportelli bancomat e mettendo le mani complessivamente su un bottino di circa 250mila euro prima di essere fermati dalle forze dell'ordine: per i membri della banda, tre uomini in tutto, la carriera criminale è tuttavia finita, e ora si trovano dietro le sbarre del carcere.

L'operazione è stata conclusa con successo dai carabinieri della compagnia di Vimercate, che hanno fatto scattare le manette ai polsi dei responsabili, tutti individui di nazionalità italiana residenti nell'hinterland di Milano, tra Rozzano, Lacchiarella e Paderno Dugnano. Si tratta, per la precisione di un uomo di 70 anni di origini emiliano-romagnole, di un 57enne originario della Campania e del figlio di 32 anni di quest'ultimo. Dopo l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare, richiesta dal pubblico ministero che si è occupato di coordinare le indagini e firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Monza, i tre uomini sono finiti dietro le sbarre del carcere.

Sono almeno dodici i tentativi di furto di cui si sono resi protagonisti i responsabili, che prendevano di mira gli sportelli bancomat di istituti di credito siti nelle province di Milano, Monza Brianza, Varese e Lecco. Solo cinque colpi sono andati a segno, ma grazie ad essi la banda di malviventi era riuscita a mettere le mani su un bottino complessivo di circa 250mila euro.

Per risalire all'identità dei criminali e comprendere il loro modus operandi gli inquirenti hanno osservato con grande attenzione i filmati registrati dalle videocamere di sorveglianza installate nei pressi delle banche finite nel mirino della banda. Con gli elementi in loro possesso, quindi, hanno potuto far partire le indagini. Di volta in volta, i responsabili rubavano un furgone, che poi si occupavano di camuffare addobbandolo in modo tale da dargli le sembianze di un pipistrello nero, in un certo senso simile al costume di Batman. In genere veniva preso di mira sempre lo stesso modello di furgone che, grazie anche alle competenze tecniche del 70enne, veniva prima modificato ad hoc e quindi occultato in un'area nel comune di Pero (Milano).

Il mezzo a quattro ruote era dotato di una lunga barra di ferro che, installata nel cassone, fungeva da ariete di sfondamento per abbattere le vetratre blindate. Altro elemento in dotazione una sorta di braccio meccanico a cui si fissavano i cavi d'acciaio con cui venivani sradicati e quindi issati a bordo i pesanti bancomat.

Oltre ciò il furgone veniva modificato anche dal punto di vista estetico, con l'utilizzo di teli neri, pannelli scuri di plastica e targhe false.

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