Cronaca locale

"Ha invocato Allah e poi ha sparato". Il racconto choc dell'attacco del marocchino

Soufine Boubagura ha sfilato la pistola a un carabiniere creando scompiglio in strada e ferendo un agente della polizia locale prima di essere ucciso

"Ha invocato Allah e poi ha sparato". Il racconto choc dell'attacco del marocchino
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"Non è accettabile che una persona del genere, completamente fuori controllo, possa circolare liberamente per strada senza che le autorità riescano a fare niente, se non quando è ormai troppo tardi. Quello che è accaduto è il risultato delle leggi che abbiamo". Paolo Carraro, 49 anni, è uno dei testimoni della sparatoria avvenuta il 24 aprile a Fara Vicentino, in provincia di Vicenza, tra le forze dell'ordine e Soufine Boubagura, il marocchino che ha sfilato la pistola a un carabiniere creando scompiglio in strada con un conflitto a fuoco e ferendo un agente della polizia locale prima di essere ucciso. Insieme a un amico ha raccontato al Corriere della Sera quei momenti concitati che hanno provocato sgomento tra i presenti e apprensione tra i militari e i vigili urbani intervenuti.

Le testimonianze

"Per me quell'uomo era un terrorista - ha dichiarato Carraro - non riesco a definirlo in maniera diversa". Il testimone ha spiegato che è successo tutto in pochi minuti, dopo il tentativo andato a vuoto da parte delle forze dell'ordine di calmare l'esagitato. Il marocchino ha cominciato a dare di matto costringendo i carabinieri a reagire. Paolo Carraro e il suo amico si erano già accorti in precedenza che qualcosa non andava, poiché avevano saputo da alcuni passanti che un africano, in evidente stato di alterazione, aveva rubato una bicicletta davanti a un negozio di fiori. Rincorso dal proprietario, l'aveva restituita procedendo a piedi, scalzo e con una tunica da frate addosso. "Era ferito - ha aggiunto l'amico di Carraro - aveva del sangue sulla faccia e sembrava completamente fuori di sé".

La sparatoria

Il percorso dei due testimoni e del marocchino si è poi incrociato nuovamente sul luogo della sparatoria. Carraro e il suo accompagnatore erano a pochi metri di distanza, nelle vicinanza di un negozio di detersivi quando hanno visto sopraggiungere le auto dei carabinieri e della polizia locale. I rappresentanti delle forze dell'ordine hanno cercato in tutti i modi di bloccare lo straniero, ma quest'ultimo ha reagito in maniera violenta. "Tirava calci e pugni - ha spiegato Carraro - e poi è riuscito a prendere la pistola dalla fondina a un carabiniere". A quel punto il marocchino si sarebbe inginocchiato per pregare prima di sparare due colpi in aria e innascare il conflitto a fuoco.

La preghiera per Allah

"L’ho sentito gridare Allah Akbar - ha rivelato il testimone - poi si è alzato e ha iniziato a rincorrere gli agenti, per ammazzarli". Anche l'amico ha confermato la stessa versione dei fatti entrando nei particolari."L'africano - ha detto - ha cominciato a mirare ad altezza uomo, verso gli agenti. Loro, poveretti, scappavano e gli urlavano: 'Fermati! Fermati!'. Hanno fatto di tutto per convincerlo ad arrendersi. Ma lui continuava. Era il far west. E all’improvviso ha sparato a quel povero vigile urbano". Proprio in quel momento l'agente della polizia locale è caduto a terra ferito. Paolo Carraro, in seguito, non ha visto più nulla, poiché il marocchino è scappato in un fossato inseguito dalle forze dell'ordine. "Ero impegnato a mettere al sicuro i clienti del negozio di detersivi - ha concluso - e non ho capiuto cosa sia accaduto, ma posso immaginare.

Avessi avuto una pistola gli avrei sparato io".

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