Cronaca locale

"Mi legava, poi quelle punture...". Le violenze choc dello psichiatra

Abusata per mesi dallo psichiatra, la 25enne racconta gli orrori subìti che l'hanno spinta al tentato suicidio due volte

"Mi legava e faceva punture". Il racconto choc sulle violenze dello psichiatra

Le sevizie sarebbero andate avanti per nove mesi in cui la vittima racconta di essere stata trattata "come un oggetto" e aver subìto "cose orribili" a tal punto da tentare il suicidio per due volte: è il racconto choc della giovane Carlotta, 25 anni, rimasta vittima del suo psichiatra che avrebbe abusato di lei e della sua debolezza mentale invece di aiutarla. Come abbiamo visto sul Giornale.it, il professionista romano e molto conosciuto nella Capitale, Stefano Maria Cogliati Dezza, è stato condannato a quattro anni e sei mesi di carcere in primo grado.

Il bastone e la cera

Si era rivolta a lui perché voleva dimagrire e in questo caso, lo psichiatra, le aveva restituito quel benessere che la giovane cercava riuscendo a perdere 30 chili: ma è stato proprio questo l'inizio della fine perchè Carlotta si sentiva accettata e più bella a tal punto da dovergli tutto. "Per me poteva fare ciò che voleva. Gli ero grata. Mi ha manipolata..", ha raccontato al Corriere della Sera. Da quel momento in poi ha scoperto un uomo violento che la trattava male: usava bastone e cera quando erano soli e in intimità nel suo studio, "tirava fuori siringhe, bastoni, pinze, candele, accendini. Per lui ero un oggetto. Mi legava. Mi faceva le punture per non farmi sentire dolore. Mi bendava. Era violento. Io all’inizio ero contenta, perché pensavo che mi facesse del bene. Poi mi ha fatto schifo".

Gli incontri avvenivano anche altrove: è significativo quanto accaduto una sera dove la vittima è stata condotta in quello che definisce un "tugurio": a un certo punto lo psichiatra la voleva appendere a un gancio mentre teneva un bastone in mano. "Mi dice che vorrebbe appendermici. Mi sono detta: se dico sì, supero un confine dal quale non potrò mai tornare indietro. Mi sarei vergognata di me stessa".

L'aiuto del fidanzato e della famiglia

Secondo la giovane, l'uomo non lasciava nulla al caso tant'é che ritiene di non essere stata l'unica a subire quelle che chiama "fantasie perverse": entrata in quella spirale, sarebbe stata anche frustata più volte in quei terribili mesi. Probabilmente, tutto ha avuto inizio quando lei ha iniziato a inviare foto nuda per avere un parere e capire se stesse migliorando o meno. Da lì "si è approfittato delle mie debolezze. Mi ha irretita e non credo che Cogliati Dezza abbia mai provato pena", ha affermato Carlotta. L'unico modo per uscire da quella situazione era aprirsi con fidanzato e famiglia ai quali ha raccontato tutto. "Senza l’aiuto del mio fidanzato non so se ne sarei mai uscita. E anche papà mi è stato vicino. Mi hanno capita".

Come nulla fosse, lo psichiatra è stato fotografato nel circolo tennistico romano di cui fa parte con racchetta e completo bianco durante una partita: nemmeno la sentenza di condanna sembra averlo scalfito. La ragazza racconta che questo comportamento "è da lui. Rientra nel personaggio. Sono sicura che non ha capito di avermi fatto del male. È indifferente a tutto... Adesso non lo vorrei vedere nemmeno se me lo ordinasse Papa Francesco". Inizialmente, però, il professionista si era mostrato ai suoi occhi in tutt'altra maniera: premuroso, gentile e presente. "Mi sembrava che davvero tenesse a me. Invece con il tempo è caduta la maschera". Il tentato suicidio di Carlotta è perché "credevo di aver sbagliato e ho avuto un rigetto - ha aggiunto - ma per fortuna grazie all’amore del mio fidanzato e dei miei genitori ho superato la crisi. Adesso sono tornata a studiare. Spero di laurearmi presto e dimenticare gli orrori che mi ha fatto quest’uomo".

Come ricorda l'Ansa, la sentenza di primo grado a cui è stato condannato lo psichiatra prevede il pagamento di 40mila euro e "l'interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno, la sospensione dell'esercizio della professione medica, nonché dai pubblici uffici per cinque anni".

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