Cronaca locale

"Ti mandano in ospedale". Le violenze dei bodyguard delle borseggiatrici a Milano

"Questi ragazzi che le aiutano nel loro lavoro e cercano di proteggerle se qualcuno le disturba", racconta una videomaker

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Stanche di essere interrotte nel loro "lavoro", ovvero quello di ripulire le tasche dei passeggeri delle metropolitane di tutta Italia, le borseggiatrici hanno deciso di ingaggiare delle vere e proprie guardie del corpo: gli energumeni, che agiscono in loro difesa in caso di disturbo o intromissioni, come documentato ampiamente a Milano, intervengono per aggredire il malcapitato di turno, arrivando persino a pestarlo.

A spiegare nel dettaglio la recente evoluzione delle borseggiatrici nel capoluogo meneghino è Lazza Ramo, videomaker che ha documentato cosa sta accadendo con la sua telecamera. Ospite di "Mattino Cinque News", il ragazzo, che ormai da tre anni si occupa del problema, racconta la propria esperienza. "Purtroppo da agosto hanno iniziato a cercare aiuto", dice il videomaker riferendosi alle borseggiatrici. "Ci sono dei ragazzi che le accompagnano continuamente e quando queste fanno il loro 'lavoro', così come lo chiamano, se qualcuno le disturba arrivano e ti aggrediscono", prosegue. "Qualche giorno fa hanno proprio aggredito un ragazzo per due giorni di seguito, mandandolo in ospedale con una prognosi di sette giorni", spiega ancora Lazza Ramo.

"Mi fa specie che nessuno abbia pensato di assegnare dei bodyguard alla security della metropolitana, come mi sarei aspettato", considera il videomaker. Invece ora addirittura le guardie del corpo ce le hanno proprio le borseggiatrici. Tra la tecnica delle portine bloccate e quella della felpa sull'avambraccio, le malviventi continuano ad affinare le proprie abilità, come mostrato nei filmati portati dal ragazzo per documentare cosa accade nei vagoni o all'interno della stazione.

In uno dei video mostrati Lazza Ramo ammette di non essere potuto intervenire, come di solito fa, per segnalare alla vittima del furto che gli era stato sottratto il portafoglio:"C'erano almeno sei ragazzi a circondare l'anziano, ho potuto solo riprendere le immagini e poi pubblicarle". "Mi hanno guardato come per dire 'non intervenire perché qui finisce male', ho fatto il video e poi l'ho reso pubblico pur correndo il rischio di subire delle ritorsioni", dice ancora il ragazzo.

I filmati, oltre che finire in rete, vengono sempre mostrati alle forze dell'ordine.

"Sono sempre presenti e anche spesso in borghese", racconta il videomaker,"ma poi se hanno le mani legate..."."Si in effetti sappiamo come funziona", concorda il conduttore del programma televisivo,"ne prendono atto, poi faranno le indagini e sappiamo che è difficile anche per loro".

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