Cronaca locale

Spaccio al Parco del Pineto, l'esasperazione dei residenti che lo segnalano con un murales

Una scritta lunga 5 metri è apparsa sul muretto di recinzione del Parco del Pineto a Roma, zona Pineta Sacchetti, segnalando una zona di spaccio

Spaccio al Parco del Pineto, l'esasperazione dei residenti che lo segnalano con un murales

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Spaccio al Parco del Pineto, l'esasperazione dei residenti che lo segnalano con un murales

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A cosa può arrivare l'esasperazione di un quartiere? Fino al punto di segnalare con una scritta di 5 metri a caratteri cubitali sul muretto di recinzione del Parco del Pineto a Roma, zona Pineta Sacchetti, il luogo di spaccio. "Arabi che spacciano" si legge messo nero su bianco per la presenza di egiziani marocchini tunisini dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti, scritto da ignoti stanchi di aver paura di quella microcriminalità che da tempo ha portato degrado e problemi in una delle zone più belle della Capitale. Un parco enorme nato per essere un'oasi per le famiglie e che in poco tempo, visti i pochi controlli e l'incuria di chi invece dovrebbe vigilare, è diventato un posto da cui tenersi preventivamente alla larga anche durante il giorno.

A portare avanti questa battaglia contro l'illegalità Daniele Giannini, dirigente regionale e responsabile Enti Locali della Lega nel Lazio. "Si potrebbe aggiungere ironicamente - racconta - che la pubblicità è l'anima del commercio e che questo 'murales' potrebbe avere l'effetto contrario di portare nuovi clienti ai pusher magrebini (e non solo) che affollano l'area verde, ma quello che ci auguriamo in realtà è che, portando all'attenzione delle istituzioni locali la vicenda, possano esserci, all'interno del parco, delle operazioni continue delle Forze dell'Ordine per ripristinare la sicurezza, la tolleranza zero e per mettere la parola fine a questo declino".

Un parco chiuso alle famiglie ma a disposizione dell'illegalità

Oltre al danno si aggiunge poi anche la beffa: "Alla Pineta Sacchetti l'area giochi limitrofa, 'Pierluigi De Paola', in via Francesco Albergotti, è stata chiusa da tempo con il lucchetto dal Municipio ed è impossibile da frequentare per famiglie e bambini, ma di giorno e di notte diventa piacevole dimora di sbandati e clandestini che lo riempiono di rifiuti, bottiglie di alcolici e giacigli di fortuna, tra cui reti e materassi" spiega Giannini. Nessuno al momento, tranne alcuni sparuti volontari del quartiere, si è preso cura di "bonificare questa area" e renderla nuovamente fruibile per le famiglie e gli abitanti del quartiere le cui lamentele vengono inascoltate ormai da tempo e devono assistere allo scempio.

"È diventata una 'terra di nessuno dove abbiamo constatato la presenza anche di portafogli vuoti e gettati nell'erba, probabile provento di furti, e addirittura di un barbecue, dove questi soggetti gozzovigliano, esponendo tutti a un grandissimo pericolo di incendi dovuto alla presenza del parco del Pineto. Proprio questo parco - spiega ancora Giannini - è anch'esso zona di prostituzione maschile, colmo di bivacchi, insediamenti abusivi e immondizia ovunque e di spaccio, che ha portato i residenzi ormai stufi a segnalarlo scrivendolo con la vernice in modo da essere ben visibile. Si tratta di situazioni gravi e impossibili da tollerare che mettono a gravissimo repentaglio la sicurezza, il decoro e la fruibilità dei nostri quartieri ormai abbandonati dai Municipi XIII e XIV a guida PD".

Gli anziani non hanno più un posto dove andare

La zona, da che era un salotto di cui andare orgogliosi pieno di negozi e verde, è stata trasformata nel corso degli anni in un luogo pericoloso dove avvengono spesso risse a qualsiasi ora del giorno e della notte. "La gente ha paura - dice Giannini - preferisce non andare al parco e tenersi lontani per evitare di venire aggrediti o derubati, soprattutto se si è donne o si hanno bambini.

Anche gli anziani che all'interno del parco giochi avevano un luogo dove incontrarsi e che lo mantenevano pulito e in ordine, sono stati costretti a rinunciare preferendo restare in casa", conclude amaramente.

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