Cronaca nera

Omicidio Torremaggiore, il legale della moglie: "Per lei e il figlio finora donati solo 900 euro"

Il legale della donna sopravvissuta alla mattanza nella sua abitazione, a Torremaggiore in provincia di Foggia, non ha nessun sostegno economico e psicologico

A sinistra, Massimo De Santis. A destra, Tefta e Gessica Malaj con Taulant Malaj
A sinistra, Massimo De Santis. A destra, Tefta e Gessica Malaj con Taulant Malaj

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Omicidio Torremaggio, il legale della moglie: "Per lei e il figlio finora arrivati solo 900 euro"

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“Tanto cordoglio, ma poca concretezza per aiutare Tefta ed il suo bambino di 5 anni”, sono le parole dell’avvocato Michele Sodrio a ilGiornale. Si tratta del legale di Tefta Malaj, la donna di origini albanesi di 39 anni che, insieme al figlio di 5 anni, sono sopravvissuti al duplice omicidio avvenuto a Torremaggiore, un Comune in provincia di Foggia, nella notte tra il 6 ed il 7 maggio scorsi. Quella notte furono uccisi dal marito di Tefta, Taulant Malaj, attualmente in carcere, la figlia Jessica, di 16 anni, e il vicino di casa Massimo De Santis, di 51 anni. I delitti furono commessi nell'abitazione in cui viveva la famiglia Malaj. L’appello dell’avvocato, o meglio l’appello di Tefta, è quello di avere un maggiore sostegno non solo economico, ma anche psicologico da parte delle strutture pubbliche. Cosa che ad oggi manca. “Per il momento ci appelliamo al buon cuore dei privati” , sottolinea Sodrio che racconta come ora la donna viva di stenti con una donazione dalla Sardegna da parte di un anonimo (nello specifico parliamo di 900 euro ricevute in tre tranche) ed un piccolo aiuto economico dei genitori che vivono con lei. “Tante le promesse nei giorni immediatamente successivi all’accaduto. Avevo anche suggerito a Tefta di aprire un conto Postepay, ma oltre i 900 euro nulla è arrivato”.

La donna, secondo le parole del suo legale, è anche molto scossa da quanto i suoi occhi hanno dovuto vedere: una vera e propria mattanza nella sua casa. Da tanti anni viveva e si era ben integrata a Torremaggiore ed ora la sua vita è stata completamente stravolta.

Il luogo dove ora lei e il figlio (quest’ultimo testimone involontario di quanto accaduto) si trovano è riservato “ma la donna ed il bambino hanno bisogno oltre che di un sostegno economico anche psicologico” continua l’avvocato e stando alle sue parole in casi come questi, da parte dello Stato non ci sono degli aiuti economici veri e propri.

“Se davvero si volessero aiutare le donne vittime di violenza, o tentato femminicidio come nel caso di Tefta si dovrebbe prevedere un sistema di sostegno che non esiste se non in una forma assolutamente insufficiente”.

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