Scena del crimine

"Io, avvelenata da mio figlio con un piatto di pasta. Così sono morta dentro"

Il 15 aprile 2021 Alessandro Leon Asoli avvelenò la mamma e il patrigno con un piatto di pasta a cui aveva aggiunto il nitrito di sodio. Loreno Grimandi, il patrigno, morì subito. La madre è sopravvissuta: "Non dimentico quella sera"

Da sinistra, Monica Marchioni con il marito Loreno Grimandi e Alessandro Leon Asoli
Da sinistra, Monica Marchioni con il marito Loreno Grimandi e Alessandro Leon Asoli

"Da mamma, moglie e donna ho il cuore a pezzi. Non potrò mai dimenticare gli occhi che aveva mio figlio la sera in cui avvelenò me e mio marito. Da quel giorno sono morta dentro". C’è tanta sofferenza nelle parole di Monica Marchioni, la madre di Alessandro Leon Asoli, il ragazzo di Casalecchio di Reno che la sera del 15 aprile 2021 avvelenò i genitori con un piatto di penne al salmone a cui aveva aggiunto il nitrito di sodio. Il patrigno, Loreno Grimandi, morì poco dopo averle mangiate. Monica scampò alla morte per un soffio, riportando gravi conseguenze al cuore e ai polmoni.

Sia in primo grado che in appello, Asoli è stato condannato a 30 anni di reclusione. Lo scorso 23 settembre la pena è diventata definitiva perché il 21enne ha deciso, in accordo col suo legale, l’avvocato Davide Bicocchi, di non fare ricorso in Cassazione. "Non provo soddisfazione per la condanna inflitta a mio figlio, pur essendo la vittima sopravvissuta di questa tragedia. Per me è un dolore immenso, una ferita inguaribile", racconta la madre del ragazzo a ilGiornale.it.

Signora Monica Marchioni, come sta oggi?

"Se dovessi dire realmente come sto, le direi che sto peggio di prima. Perché prima, come dicono gli specialisti che mi seguono, ero scollegata e anestetizzata dai farmaci. Adesso, nonostante mi sia ripresa fisicamente dall’avvelenamento, dentro sono a pezzi. Due anni e mezzo sono un soffio di vento”.

Segue un percorso di terapia?

"Si, mi sono affidata agli specialisti di un centro antiviolenza e a una psichiatrica. Ovviamente assumo anche antipsicotici e antidepressivi. Forse l’inferno, come dicono i miei medici, inizia adesso. Soltanto ora comincio a realizzare quello che è accaduto. E mi creda, quello che ho vissuto è stato traumatico".

Quando ha cominciato a realizzare quello che le è successo?

"Qualche mese fa. Nonostante prima stessi all’apparenza peggio, perché avevo una sofferenza al cuore e ai polmoni per via del veleno, ero meno conscia di quello della tragedia. Adesso mi sembra di essere precipitata in un inferno di dolore. Non riesco a gioire più di nulla. Quando chiudo la porta di casa alle spalle, indosso una maschera per camuffare la sofferenza che ho dentro perché voglio proteggere il mio pudore, mantenere la mia dignità agli occhi degli altri. Ma è difficile andare avanti".

A settembre la condanna a suo figlio Alessandro Leon Asoli è diventata definitiva. Come ha reagito alla notizia?

"Sin dall’inizio ho sempre detto che in questa storia non ci sono né vincitori né vinti. Non riesco a provare soddisfazione. Devo essere felice per un figlio che è stato condannato a trent’anni? È giusto che lui paghi per ciò che ha fatto, ma da madre non posso gioire per la sentenza. Provo solo un dolore immenso perché ho perso mio marito, me stessa e anche mio figlio. Quel bambino che ho cresciuto, quel ragazzo affettuoso e sorridente che conoscevo, non c’è più da quella maledetta sera".

Ha avuto scambi, lettere o telefonate, con suo figlio dal carcere?

"No, nulla. Lui ha scritto una lettera alla redazione di Storie Italiane (il programma condotto da Eleonora Daniele ndr) e l’avvocato ha detto che Alessandro Leon, se io vorrò, in futuro vorrebbe avere un confronto con me. Io sono qui che aspetto di ascoltarlo, ma deve fare lui il primo passo, quando sarà realmente pronto".

Lei vorrebbe vederlo?

"È ancora troppo presto. So che è difficile da comprendere, ma quello che ci ha fatto - parlo di me e mio marito - è un dramma apocalittico. Non mi sento di dirle che non accadrà mai, ma al momento non me la sento. È difficile per una mamma pensare che il proprio figlio abbia tentato di ucciderla per tre volte. Ancora oggi ho impresse le frasi che mi ripeteva quella sera, i suoi occhi mentre mi diceva ‘perché non muori?’. Spero sia mio marito, da lassù, a indicarmi la strada in strada in futuro".

Dopo quello che è accaduto, si è mai messa in discussione come genitore?

"Mi sono messa in discussione e tutt’oggi lo faccio. Ho vissuto con i sensi di colpa, ma poi ho capito che non potevo fare nulla per evitare questa tragedia. Ho fatto tutto per lui, come fa una qualunque altra mamma che ama il proprio figlio. Mi creda, la nostra non era una famiglia disfunzionale. Avevamo un rapporto bellissimo e lui andava d’accordo con mio marito".

Lei ha sempre detto che suo figlio era un ragazzo tranquillo. Quand’è che ha notato un cambiamento?

"Verso la fine del 2020 era diventato facilmente irritabile, strafottente e intrattabile. Tant’è che ho allertato tutti, anche mio marito, che però pensava ingenuamente si trattasse solo di un momento legato al passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Invece io avevo la sensazione che qualcosa non andasse, me lo sentivo, ma mai avrei pensato a una cosa del genere. E tutt’ora, quando ripenso a quella notte o riguardo le sue foto da ragazzino, non riesco a darmi una spiegazione. Sono sicura che non è stato un raptus”.

Cosa glielo fa pensare?

"Mio figlio aveva premeditato tutto da mesi. Quando usava il mio tablet, faceva attenzione a non lasciare impronte digitali, arrivò addirittura a indossare i guanti per non lasciare tracce. E poi acquistò il veleno su internet. Quell'idea si era insinuata nella mente da tempo".

Secondo lei, per quale motivo suo figlio ha tentato di ucciderla?

"Per soldi, ne sono convinta. Una volta finita la scuola, lui l’aveva detto chiaro e tondo: 'Se devo lavorare, voglio un lavoro veloce e che mi faccia fare soldi subito'. Il suo obiettivo era quello di non lavorare e avere tanto denaro a disposizione. Non c’erano attriti tra noi. E poi, mettiamo il caso che ce l'avesse con me, perché uccidere anche mio marito?".

Dove trova la forza per andare avanti?

"I ricordi che ho con mio marito ‘Lollo’ (Loreno Grimandi ndr) mi danno la forza per andare avanti. Ci amavano follemente e ci siamo sposati a 50 anni per amore. Eravamo una coppia affiata, ballavamo in casa, tutte le sere, dopo cena, e ridevamo tantissimo. Era un uomo meraviglioso, anche con Leon, scherzavano sempre insieme. Eravamo felici, veramente felici".

Cosa si augura per il futuro?

"Per quanto riguarda me di continuare in questo percorso che ho intrapreso, così da poter imparare a convivere pacificamente con il dolore. A mio figlio Alessandro Leon auguro di trovare la luce.

Spero che un giorno anche lui possa ritrovarsi e far pace con il suo cuore".

Commenti