Cronaca nera

"Rabbia e voglia di vendetta". La confessione del papà di Giulia Cecchettin

Filippo Turetta non viene mai menzionato nel libro di Gino Cecchettin: "Volevo lasciare solo il bello"

"Rabbia e voglia di vendetta". La confessione del papà di Giulia Cecchettin

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La grande sofferenza per la morte di Giulia non può essere in alcun modo cancellata e si fa sentire quotidianamente, nonostante il tentativo di voltare pagina e andare avanti con la propria vita per il bene degli altri suoi due figli: ciò nonostante, Gino Cecchettin, rivela di essere riuscito a superare quella rabbia nei confronti di Filippo Turetta che lo ha a lungo divorato.

"Dopo il fatto avevo voglia di vendetta, ma poi mi sono concentrato su di lei che era amore ed è scomparso tutto il resto", rivela infatti l'uomo Viola Giannoli nel cortile d'Onore del Palazzo Reale in occasione dell'evento "Repubblica delle Idee". Una situazione con cui ha dovuto convivere per tanto tempo dopo essere venuto a conoscenza dell'efferato omicidio della figlia. "Quando sentimenti di rabbia e vendetta iniziano a palesarsi", precisa ancora Gino Cecchettin, "mi concentro su di lei e ogni sentimento di odio svanisce".

Focalizzarsi esclusivamente su Giulia lo ha aiutato anche a realizzare il libro, liberandolo della negatività di cui sarebbe potuto essere pregno nel caso in cui quel sentimento di vendetta fosse riuscito a prevalere su tutto il resto."Per questo non ho voluto nominare Filippo. Nel libro volevo lasciare solo il bello", rivela l'uomo, che poi si scusa con quei lettori che vorrebbero incontrarlo in occasione degli eventi in cui in genere l'autore si presenta per firmare le copie dell'opera. "Non faccio 'il firma copia', scusatemi, perché per me è semplicemente un memoriale", dichiara ancora a Repubblica Gino Cecchettin.

Nonostante i passi in avanti fatti, comunque, il dolore resta vivo e con esso bisogna imparare a convivere ogni giorno. "Soffro tantissimo", ammette l'uomo,"ma poi divento più forte e quando esco da quella stanza sono in grado di salire su un palco come questo e sono in grado di parlare, di contattare le Università per la Fondazione e sono in grado anche di andare a mangiare una pizza e di essere felice". Dopotutto è padre di altri due figli, e in quanto tale sente il dovere di andare avanti per il bene di tutta la sua famiglia. "Voglio ricordare la mia Giulia e questo mi permetterà di essere potente", spiega in conclusione Gino Cecchettin,"e nessuno mi potrà dire di come vivere il mio dolore. Ognuno deve capire come vivere il suo".

È necessario agire per evitare che tragedie del genere si ripetano:"A livello di educazione si può fare di più e per questo con il libro vogliamo dare vita alla Fondazione". "C’è un detto africano che recita: ‘Se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano corri in compagnia’", spiega ancora Gino Cecchettin.

"Stiamo cercando di coinvolgere quanti più professionisti per raccogliere fondi e combattere la violenza di genere. Con team di specialisti, avvocati, giornalisti che possano andare nelle scuole e formare i ragazzi. Nelle scuole abbiamo gli uomini del futuro”, conclude.

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