Cronaca nera

Video, intercettazioni, testimoni: cosa incastra la famiglia di Saman

A pesare sulla posizione dei cinque familiari imputati per l'omicidio ci sono filmati, intercettazioni e testimonianze. "L'ho uccisa per il mio onore", aveva detto in una telefonata il padre di Saman

Video, intercettazioni, testimoni: cosa incastra la famiglia di Saman
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Saman Abbas sarebbe stata uccisa per essersi opposta alle nozze combinate con un parente nella terra d’origine. È la conclusione a cui è giunta la procura di Reggio Emilia che, a maggio del 2022, ha chiesto e ottenuto dal tribunale del capoluogo emiliano il rinvio a giudizio di cinque familiari della 18enne pachistana: Nazia Shaheen e Shabbar Abbas, i genitori della ragazza, due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, e lo zio Danish Hasnain con l’accusa di omicidio in concorso e soppressione di cadavere.

Il processo, cominciato a febbraio 2023 in corte d’Assise, riprenderà il 13 ottobre. Durante le prossime udienze saranno esaminate le perizie relative alle intercettazioni degli imputati e i filmati estrapolati dalle telecamere di sorveglianza puntate non molto distante dall’abitazione degli Abbas, a Novellara. Manca ancora la data, invece, per la deposizione di Ali Haider, il fratello di Saman, che avrebbe dovuto testimoniare lo scorso settembre.

I video

Sin dall’inizio i sospetti degli inquirenti si sono concentrati sulla famiglia Abbas. Un video risalente alla sera del 29 aprile 2021, il giorno prima del delitto, mostra i cugini e lo zio di Saman, bardati in abiti scuri, dirigersi verso la campagna di Novellara con le vanghe sottobraccio. Secondo i carabinieri i tre stavano andando a scavare la buca in cui, 24 ore dopo, sarebbe stato occultato il corpo della ragazza. Un altro filmato che ha segnato la svolta nelle indagini risale, invece, alla notte dell’omicidio. Alle 00.09 del primo maggio 2021, l’occhio elettronico posto all’esterno dell’azienda agricola dove lavoravano gli Abbas inquadra Saman assieme ai genitori mentre imboccano il sentiero che conduce verso i campi. Poco dopo la coppia rientra in casa senza la figlia. Alle 00.15 Shabbar esce nuovamente e si incammina lungo lo stesso vialetto. Alle 00.22 l’uomo rincasa con lo zainetto della figlia in spalla. E infine il video che immortala i genitori della ragazza al gate dell’aeroporto di Malpensa prima di imbarcarsi sul volo per Islamabad.

L’intercettazione del padre di Saman

A inasprire la posizione dei cinque imputati ci sono poi alcune intercettazioni finite successivamente agli atti del processo. Su tutte spicca quella del padre si Saman che, a poco più di un mese dal delitto, avrebbe confessato l’omicidio durante una telefonata con un parente. "Io sono già morto, l’ho uccisa io, io l’ho uccisa per la mia dignità e il mio onore", sarebbero state le parole di Shabbar Abbas. Il condizionale d’obbligo dal momento che l’avvocato Simone Servillo, legale dell’uomo, in una intervista a Fanpage.it aveva contestato l’ipotesi dell’eventuale confessione dell’assistito ritenendo che gli stralci della conversazione "possono essere interpretati in chiave figurativa".

Lo zio e il cugino in carcere: "Parlerò"

Come ben riporta un articolo del Corriere.it, tra le carte del processo c’è anche la trascrizione di un dialogo avvenuto in carcere tra Danish Hasnain e Ikram Ijaz, rispettivamente lo zio e il cugino di Saman. Ignaro di essere intercettato Ijaz aveva confidato al parente: "Parlerò, giuro su Allah, parlerò. Da nove mesi sono disonorato". Danish aveva replicato dicendo che "prima aveva paura del carcere in Pakistan" ma ora, in qualche modo, gli "era passata" precisando di "non aver detto tutto" agli inquirenti. E poi un’altra frase di Ijaz, spifferata da "radiocarcere", in cui sembra esserci un riferimento alla dinamica dell’omicidio: "Io la immobilizzo per le gambe - avrebbe rivelato l’imputato -mentre Danish e l’altro cugino la soffocavano".

Il racconto di Saqib Ayud

Decisive ai fini dell’esito processuale potrebbero essere anche le deposizioni dei testimoni. In primis quella del fidanzato e promesso sposo di Saman, Saqib Auyd. Sentito in aula lo scorso 29 settembre, il ragazzo ha raccontato che Saman gli aveva dato "un elenco di numeri da chiamare qualora le fosse successo qualcosa". Il giovane ha poi spiegato di aver sentito la 18enne poche ore prima del delitto: "Era preoccupata. Mi disse che sua madre girava per la stanza", sono state le sue parole. Ha anche detto che la ragazza avrebbe ricevuto "una chiamata di minacce dal profilo Instagram della madre Nazia da parte di un uomo che, secondo lei, era suo zio Danish".

Le altre testimonianze

Altre due testimonianze importanti sono quelle dell’assistente sociale a cui Saman aveva chiesto aiuto e di un carabiniere. Durante l’udienza del 31 marzo scorso, la donna ha raccontato che, il 10 novembre 2020, organizzò un colloquio con Saman dopo aver saputo del matrimonio combinato a cui la ragazza era stata costretta dai genitori. "Mi chiese anche di non contattarla al telefono ma solo in chat, perché non voleva farsi sentire dalla famiglia. - ha spiegato l’assistente sociale, come riporta Fanpage.it -Il giorno dopo venne infatti con la mamma, che feci poi uscire. Saman mi disse che i genitori l'avrebbero portata in Pakistan il 17 novembre per sposare un cugino molto più grande di lei, mi pare di 11 anni, ma che non lei voleva, mi disse ‘ti prego aiutami'".

Infine c’è la testimonianza del maresciallo Pasqualino Lufrano, che all’epoca dirigeva la stazione dei carabinieri di Novellara, ed ebbe un ultimo incontro con Saman una settimana prima dell’omicidio.

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