Cronache

Un altro pezzo di Napoli che viene rimosso

Continua, seppur con un’operazione immobiliare del tutto legittima, la scomparsa di luoghi pubblici e l’espulsione dei cittadini più disagiati dal tessuto urbano di Napoli, storicamente fondato su una forte e armonizzata disomogeneità sociale

Un altro pezzo di Napoli che viene rimosso

Le mani sulla città”, film di Francesco Rosi del 1963, mantiene nonostante l’età una sua attualità. La pellicola raccontava la speculazione edilizia di Napoli attraverso le azioni del cinico costruttore Edoardo Nottola, imprenditore ma anche consigliere di una formazione politica assimilabile al Partito Monarchico Popolare di Achille Lauro, o’ comandante, sindaco di Napoli per diverse stagioni, dal 9 luglio 1952 al novembre 1961. Il film di Rosi mette bene in risalto la spinta data dal laurismo alla triangolazione tra proprietari immobiliari, immobiliaristi e amministratori pubblici. La legge sulla ricostruzione del 1947 concedeva ai proprietari un finanziamento pari all’80% del valore dell’immobile. Fu per coprire l’altro 20% che si diede la stura a un mercato dei diritti di ricostruzione nel quale prosperarono speculatori e affaristi. Da qui tra l’altro l’edificazione selvaggia della collina del Vomero e la costruzione del lunare grattacielo di via Medina, realizzato tra il 1954 e il 1957 per la Cattolica Assicurazioni.

Altra epoca, consegnata al fascino realista in bianco e nero del documentario di Rosi. Che però denunciò con forza la morte definitiva dell’urbanistica nella terza metropoli italiana nonché simbolo del Mezzogiorno. Cioè la fine di un’idea di città con piazze, parchi, cortili, parcheggi, la fine del concetto di polis greca, di espressione di una comunità di cittadini. Ed è questa purtroppo la tara culturale che la Napoli contemporanea ha ereditato da quegli anni.

In questo senso non è buona la notizia dei lavori di abbattimento che a breve interesseranno l’edificio in via Alcide De Gasperi 18, dove fino al 2015 avevano sede gli uffici del catasto immobiliare poi trasferiti in altra zona della città, a Montedonzelli, in collina. Lavori che dureranno per tutta l’estate. La strada è a due passi dal Maschio Angioino e poco distante dal salotto buono del porto di Napoli, la Stazione marittima. Insomma è un luogo di grande pregio. Intendiamoci; la new company di costruttori che si è aggiudicata l’edificio ha seguito un iter del tutto regolare. Nel 2013 il Demanio statale ha dismesso alcuni immobili del suo patrimonio e alcuni imprenditori hanno acquistato quello di via De Gasperi. La trasformazione da immobile a uso pubblico a edificio residenziale passa necessariamente per una demolizione completa, che è stata autorizzata da tutti gli enti preposti, comprese la Soprintendenza archeologica e la Commissione locale per il paesaggio.

Qual è la brutta notizia allora? È che in una zona centrale e storica di Napoli sorgerà un palazzo con oltre un centinaio di appartamenti destinati a un mercato alto se non altissimo. Per capirci, cifre che partono da almeno 5.000 euro al metro quadrato in su. Quindi continua, seppur con un’operazione di compravendita immobiliare del tutto legittima, la scomparsa di luoghi pubblici e l’espulsione dei cittadini più disagiati dal tessuto urbano di Napoli, storicamente fondato su una forte e armonizzata disomogeneità sociale. Infatti Napoli ha perso abitanti; oggi meno di 1 milione di residenti (circa 981mila), nel 1971 erano 1.224.594. Molti cittadini sono andati a vivere anche nei comuni della cintura urbana come Casalnuovo, Casoria, Casavatore in cerca di un costo della vita più abbordabile.

E questo processo è avvenuto e continua a verificarsi nonostante Napoli sia governata ininterrottamente dalla sinistra dal 1993, cioè da quasi 30 anni: prima il Pds con Antonio Bassolino (1993-1999), poi il centrosinistra con Rosa Russo Iervolino (2001- 2011) e infine la sinistra arancione di Luigi de Magistris (2011-2021). Quindi davvero ci si sarebbe attesi una maggiore attenzione dell’amministrazione pubblica, a parole sempre molto attenta al concetto di spazi sociali e di urbanistica pubblica, a questi processi. Ma l’attuale sindaco de Magistris è già da tempo anima e corpo in Calabria, dove si è candidato a Presidente della Regione, e gli altri candidati a sindaco di Napoli sono impegnati nella campagna per il voto amministrativo che sta iniziando proprio in questo periodo. Basti pensare che un’arteria fondamentale per il traffico urbano come la Galleria Vittoria è chiusa dal 28 settembre 2020 in seguito a un crollo.

Il palazzo che sarà abbattuto in via De Gasperi è stato progettato e realizzato nel 1950 dall’architetto napoletano Sirio Giametta (1912-2005), che aveva firmato la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e gli ospedali napoletani Pausillipon e Santobono, il più grande presidio pediatrico del Sud Italia.

Un periodo storico in cui una dimensione collettiva dell’architettura e dell’urbanistica fecero da argine alla speculazione edilizia. Una dimensione che pare totalmente scomparsa dall’orizzonte della politica e non solo a Napoli.

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