Strage di Berlino

Amri, il macellaio di Berlino fra inni alla jihad e minacce ai cristiani

Amri è arrivato fino a Berlino attraverso un lungo percorso in tutta Europa. È scampato indenne a due provvedimenti di espulsione

Anis Amri nel 2011 a Lampedusa in una foto pubblicata dal "Corriere della Sera"
Anis Amri nel 2011 a Lampedusa in una foto pubblicata dal "Corriere della Sera"

Chi è veramente Anis Amri, l'uomo che quasi certamente è l'autore della strage di Berlino, in cui il 19 dicembre dodici persone sono state uccise sotto le ruote di un tir davanti ai mercatini di Natale?

L'arrivo in Italia con i barconi

Nato in Tunisia ventiquattro anni fa, è sbarcato in Sicilia nel 2011, in uno dei tanti barconi stipati di giovani in fuga dai disordini seguiti all'esplodere delle primavere arabe. All'identificazione si dichiarò minorenne e venne accolto in un centro per minori dell'isola.

Tuttavia già nei primissimi tempi si è reso protagonista di gravi disordini nelle strutture di accoglienza, arrivando ad appiccare un incendio nel Cie di Lampedusa. In seguito a questa e ad altre gravi intemperanze, venne arrestato e incarcerato a Palermo. Processato, venne condannato a quattro anni di carcere, scontati in diverse strutture penitenziarie siciliane. In carcere, peraltro, è stato oggetto di ben dodici segnalazioni per gravi intemperanze, arrivando persino a minacciare i compagni di cella al grido di "sei cristiano, ti ammazzo".

La mancata espulsione in Tunisia

Nella primavera 2015, al momento della scarcerazione, Amri non avrebbe dovuto però essere comunque in libertà: nei suoi confronti era scattato un provvedimento di esplusione dal nostro Paese. In attesa di ricevere dalla Tunisia i documenti necessari, pertanto, Amri venne internato nel Cie di Caltanissetta.

Di qui venne liberato allo scadere del tempo di permanenza, poiché le autorità tunisine non fornirono i documenti in tempo utile. Di qui se ne persero le tracce.

L'arrivo in Germania

Con un provvedimento di allontanamento dall'Italia sul capo, si sarebbe diretto verso la Germania. Fermato nell'estate 2016 con finti documenti italiani, il tunisino si è visto negare il diritto di asilo da parte delle autorità tedesche.

A questo punto avrebbe dovuto essere rimpatriato nel Paese d'origine, ma ancora una volta le autorità tunisine non avrebbero fornito in tempo i documenti necessari.

Per un crudele scherzo del destino, la Tunisia aveva accettato il rimpatrio di Amri proprio nel giorno dell'attentato di Berlino.

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