Brutti, sporchi e lenti. Il dossier del trasporto ferroviario in Sicilia è impietoso

Ogni giorno 5,6 milioni di italiani utilizzano i treni. Ovunque si investa, i pendolari aumentano, ma aumentano anche le differenze tra le Regioni: c'è un Nord locomotiva del Paese e un Sud che arranca. La fotografia scattata dal report di Legambiente sui treni italiani restituisce un trasporto ferroviario a due facce

Brutti, sporchi e lenti. Il dossier del trasporto ferroviario in Sicilia è impietoso

C'è un'Italia che va a doppia velocità: se al Nord si parla di Tav e alta velocità, al sud si discute ancora del doppio binario. Il trasporto ferroviario è un po’ lo specchio del Paese e delle sue contraddizioni, con segnali di straordinaria innovazione e regioni dove, invece, il degrado del servizio costringe centinaia di migliaia di persone a rinunciare a prendere il treno per spostarsi. A raccontare quanto succede sulle ferrovie italiane è il rapporto Pendolaria di Legambiente, che dal 2008 analizza ogni anno la situazione del trasporto ferroviario in Italia.
Tra Firenze e Bologna, per esempio, l’offerta di treni non ha paragoni al mondo, con 162 treni che sfrecciano a 300 km/h nei due sensi di marcia ogni giorno (erano 152 nel 2017, 142 nel 2016, mentre erano solo 18 gli Eurostar nel 2002); altrove viaggiano vecchie carrozze diesel. "Sono tanti i segnali positivi dalle città e dalle Regioni – commenta Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – che mostrano una disponibilità delle persone a usare treni e trasporto pubblico locale, confermata da tutte le indagini. Ma sono troppe le Regioni in cui, al contrario, è stato ridotto il numero dei treni, sono diminuiti anche i pendolari che ne usufruiscono e sono stati costretti a usare i mezzi privati. I risultati prodotti dagli investimenti dimostrano che si può davvero migliorare la vita delle persone, riducendo l’inquinamento e le emissioni di gas serra generate dai trasporti, ma occorre avere una chiara idea dei problemi da affrontare".

L’Italia, insomma, è spaccata a metà, con 9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e 10 regioni in cui sono diminuiti o rimasti invariati. Secondo Legambiente in particolare è drammatica la situazione in Sicilia, dove si è passati da 50.300 a 37.600 viaggiatori (dal 2009 ad oggi) con un decremento del 15 per cento in meno di viaggiatori in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, significa solo una cosa: che in Sicilia nessuno crede nell'utilità del treno. E non potrebbe essere diversamente se per collegare Palermo e Catania servono quasi tre ore per appena 195 chilometri. E gli esempi di inefficienza sono tantissimi a testimonianza dell'arretratezza del servizio ferroviario siciliano. La tratta Ragusa-Palermo lunga 250 chilometri prevede un cambio e una percorrenza di 4 ore 24 minuti, ad una velocità media di 56,5 km/h. La linea Trapani-Palermo (via Milo) è ancora chiusa dopo 5 anni per smottamenti e su cui non si hanno date certe per la riapertura. Tradotto per raggiungere il capoluogo da Trapani occorrono 4 ore e 49 minuti e due cambi per 100 chilometri (si avete letto bene!).
E poi c'è un caso limite, come quello per cui collegare i punti estremi dell’Isola è come tornare agli inizi del Novecento. Siracusa e Trapani sono le punte di una Sicilia bella e maledetta. Il collegamento più “veloce” impiega 11 ore e 10 minuti, con tre cambi in mezzo alle campagne siciliane. Follia, allo stato puro.

Insomma i treni in Sicilia sono vecchi perché la rete ferroviaria è vetusta. Alcuni treni oltre essere lenti sono sporchi e inadeguati senza servizi e intere linee vengono cancellate con un tratto di penna. Eppure le potenzialità la Sicilia le avrebbe. L’Istat ha calcolato che nella sola città di Palermo il totale dei pendolari raggiunge le 280mila unità giornaliere, con margini di crescita enormi. Peccato che di investimenti se ne facciano ancora troppo pochi. Eppur qualcosa si muove, è partito il progetto di integrazione del sistema tranviario che porterà le linee del tram dalle attuali 4 a 7 raggiungendo finalmente il centro città. Altra opera discussa da anni è l’Anello Ferroviario. Si tratta di soli 6,5 km con 8 fermate che attraverserebbero in maniera circolare il centro di Palermo collegando in sotterranea punti nevralgici come il Porto e la Stazione centrale (con un nodo di scambio per il Passante). Purtroppo il cantiere per i lavori è partito solamente a fine 2014, quando sono stati avviati i lavori per il primo lotto di 1,6 km, tra le fermate Giachery e Politeama. I ritardi accumulati porteranno l’ultimazione dei cantieri a non si sa quando.
In Sicilia sono state investite risorse Fas per le infrastrutture ferroviarie che vanno nella direzione di un ammmodernamento; in particolare si tratta di 9,3 milioni di Euro per la metroferrovia Messina-Giampilieri, di 8 milioni per la velocizzazione della linea Palermo Agrigento e di 8,6 milioni per il restyling delle stazioni di Palermo, oltre alla nascita della nuova stazione Notarbartolo-Politeama.

Secondo Legambiente se il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli vuole davvero rilanciare il trasporto ferroviario pendolare deve aumentare le risorse, perché quelle attuali a livello nazionale sono di oltre il 20 per cento inferiori al 2009, e rischiano di ridursi ulteriormente se non si blocca la clausola nella legge di bilancio. Il ministero delle Infrastrutture deve poi esercitare un vero ruolo di coordinamento e controllo sulla rete, per evitare che continuino tagli e disservizi in alcune Regioni. E occorre cambiare le priorità infrastrutturali: mancano 10 miliardi di euro per le 26 incompiute che servono ai pendolari italiani, individuate da Legambiente, mentre sono previste ingenti risorse per autostrade e altre strade.

La sfida per il rilancio del servizio ferroviario in Italia consiste nel puntare sulle città, che sono il cuore della domanda di trasporto nel nostro Paese, sul Sud, dove i ritardi e i problemi sono incredibili, e su un progetto di mobilità sostenibile per la grande area inquinata della Pianura Padana.

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