Coronavirus

Coronavirus, nessuna evidenza di contagi da animali a uomo

Secondo gli esperti, al momento si registrano solo casi di trasmissione del coronavirus da esseri umani ad animali. Necessario, però, adottare alcune precauzioni

Coronavirus, nessuna evidenza di contagi da animali a uomo

Da settimane la comunità scientifica si interroga se gli animali possono diventare veicoli di contagio del coronavirus. Qualche dolce bestiola da compagnia, infatti, è risultata positiva ai test medici. Tra questi, come ricorda Il Messaggero, vi sono due cani e un gatto a Hong Kong e un altro tenero micio in Belgio.

Nelle ultime ore si è saputo che anche una tigre malese di 4 anni di nome Nadia, rinchiusa in uno zoo di New York, è stata colpita dal Covid-19 dopo essere stata contagiata dal custode della struttura. Per il momento gli esperti sembrano d'accordo: non ci sono prove che gli animali infetti possano contagiare l’uomo mentre è sempre più plausibile il contrario anche se sembra che nelle bestiole si sviluppino sintomi lievi.

Nei pochi casi registrati in tutto il mondo, gli animali sarebbero stati contagiati dai proprietari affetti da Covid-19.Nel caso della povera Nadia il contagio sarebbe partito da un membro dello staff dello zoo: l’uomo inizialmente sintomatico, negli ultimi giorni è risultato positivo al virus. Ora sotto osservazione nella stessa struttura vi sono altre tre tigri e tre leoni africani che manifestano come tosse secca inappetenza, sintomi che possono essere riconducibili al coronavirus.

I casi, però, sono troppo pochi per trarre conclusioni certe. Del resto, sul Covid-19 i dubbi sono tantissimi. In un quadro di incertezza, il virologo Roberto Burioni ha sottolineato un aspetto relativamente positivo. Secondo l’esperto "il fatto che gli animali possano essere contagiati non è solo un elemento negativo" perché "questo ci potrebbe permettere di avere un notevole vantaggio nella sperimentazione dei vaccini. Una delle cose che ha rallentato moltissimo la ricerca di un vaccino contro Hiv è stata la mancanza di modelli animali. Per questo virus, invece, potremmo averli. I nostri amici a quattro zampe potrebbero darci una mano fondamentale".

Roberto Cauda, infettivologo del policlinico Gemelli di Roma, ha spiegato che dai dati realtivi ai contagi "risulta evidente che il contagio avviene da uomo a animale, più che il contrario. Bisogna però tenere presente che il virus è venuto da un animale, non domestico, e che ha fatto salto di specie". Lo stesso professore spiega che un contagio di ritorno da animale ad uomo potrebbe accadere anche se ora gli animali non sono una fonte di infezione ma "questo virus impariamo a conoscerlo giorno dopo giorno. Ad oggi possiamo dire che gli animali domestici non sembrano essere coinvolti, quindi bisogna evitare di trattarli come nemici. Anzi, è necessario proteggerli e prendere precauzioni".

E di precauzioni per proteggere i nostri amici a quattro zampe parla anche l'Istituto superiore di sanità in una scheda realizzata da Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria. Quest’ultimo ha spiegato che considerando che"la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che gli animali domestici siano, occasionalmente, suscettibili a Sars-CoV-2, è importante proteggere gli animali di pazienti infetti, limitando la loro esposizione". L’esperto ha aggiunto che fino ad ora non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo nella diffusione di Sars-CoV-2. Il problema, però, è che della malattia si conosce ancora poco. Per questo è necessario ridurre il più possibile l'esposizione degli animali al contagio, evitando contatti ravvicinati con pazienti infetti dal coronavirus.

Per ridurre i rischi sono necessarie anche altre precauzioni come lavarsi bene le mani dopo avere accarezzato cani o gatti o dopo avere toccato lettiere o ciotole, pulire le zampe degli animali dopo una passeggiata fuori, evitare di baciarli, di farsi leccare in faccia e di condividere cibo.

Anche il ministero della Salute ha spiegato che ad oggi non ci sono prove che gli animali da compagnia possano diffondere il virus ma, in ogni caso, considerando che gli animali e l'uomo possono condividere alcune malattie è fondamentale che vengano adottate le normali misure raccomandate.

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