Cronache

Così è "esploso" il ghiacciaio che ha travolto gli alpinisti

Le alte temperature degli ultimi giorni e l'inverno passato con carenza di neve sono tra i responsabili della tragedia della Marmolada

Così è "esploso" il ghiacciaio che ha travolto gli alpinisti

Un inverno straordinariamente povero di neve e la lunga esposizione al sole degli ultimi giorni avrebbero fatto "esplodere" il ghiacciao della Marmolada. Questa è l'ipotesi avanzata dagli esperti a seguito del crollo del seracco nel pomeriggio di domenica, quando attorno alle 13.30 una slavina di detriti e ghiaccio si è staccata dal costone causando numerose vittime. Era l'ora più calda, in una giornata in cui le temperature non sono mai scese sotto i 10 gradi e lo zero termico si trova tra i 4 e i 5 mila metri, ben oltre la vetta della Marmolada.

Chi conosce e vive la montagna sa che i seracchi rappresentano un pericolo in tutte le stagioni, perché possono crollare in qualunque momento a causa dello spostamento dei ghiacciai. Eppure, quanto accaduto a punta Rocca ha caratteristiche diverse dal solito. Da ieri i droni e gli elicotteri stanno sorvolando la zona sia per le ricerche dei dispersi sia per registrare le immagini utili per effettuare rilievi e studi su quanto accaduto. Dalle foto e dai video si può notare che, come riporta Luca Mercalli su il Fatto quotidiano, lo scivolamento a valle del ghiaccio ha esposto un'ampia zona di roccia nel substrato sottostante.Una caratteristica particolare, che rende il crollo anomalo. Infatti, solitamente una lastra di ghiaccio rimane aderente al substrato e sono le parti superiori del seracco a collassare.

Quello che è crollato domenica era un bacino di alimentazione glaciale, attraversato solo da alcuni crepacci. È qui che si è incanalata l'acqua di fusione che si è formata con le alte temperature degli ultimi giorni. Il ruscellamento è superficiale, proprio grazie ai crepacci, è scivolato fino al fondo roccioso del seracco e l'accumulo delle sacche d'acqua ha sottoposto il ghiaccio a una forte pressione fino a farlo esplodere. Ma la presenza d'acqua al livello del substrato svolge anche una funzione lubrificante, che agevola lo scivolamento del ghiaccio sulla roccia, come accaduto sulla Marmolada.

Il glaciologo Renato Colucci ha spiegato che entro il 2050, o anche qualche anno prima, il ghiacciaio sarà "praticamente scomparso, lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato, alimentate dalle valanghe e protette dall'ombra delle pareti rocciose più elevate, non più dotate di crepacci e di movimento". Ma se anche le temperatue non aumentassero più di così e si mantenessero su un livello stabile, per l'esperto il destino del ghiacciaio della Marmolada sembra comunque segnato: "Il ghiacciaio è già in totale disequilibrio con il clima attuale". Lo dimostra il fatto che il ghiacciaio, un tempo massa glaciale unica, è ora frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affiorano masse rocciose sottostanti. I terreni carsici come la Marmolada sono irregolari e costituiti da dossi e rilievi.

Se il ghiaccio fonde gradualmente, le aree in rilievo affiorano, diventando fonti di calore interne al ghiacciaio stesso.

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