Cronache

"Non voleva andare dal padre". La rabbia del nonno di Daniele

La rabbia del nonno di Daniele, il bimbo ucciso dal padre: "Il giudice ha detto che poteva vedere il bambino, ne aveva diritto. Abbiamo sbagliato noi a portarcelo".

"Non voleva andare dal padre". La rabbia del nonno di Daniele

"Daniele non voleva andare dal padre, non voleva vederlo". Non riesce a darsi pace il nonno materno di Daniele, il bimbo di 7 anni ucciso con una coltellata alla gola dal padre, Davide Paitoni, la sera di Capodanno. "Siamo distrutti", racconta l'anziano al cronista del quotidiano La Stampa nel tentativo di trovare un senso alla immane tragedia che ha travolto la sua famiglia e scosso l'intera comunità di Schianno, nel Varesotto, dove il piccolo viveva con la madre. Intanto il 40enne, interrogato questa mattina sui fatti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. "Non era in condizioni di sostenere l'interrogatorio", ha detto all'ANSA il suo avvocato Stefano Bruno.

La rabbia del nonno materno

Un dolore immenso, insopportabile. Sono passati solo tre giorni da quando Daniele è stato rinvenuto cadavere in un armadietto della cucina, a casa del padre omicida. Aveva ancora il nastro adesivo sulla bocca così che fosse impossibilitato a chiedere aiuto. Un'immagine straziante impressa nella memoria come la scena più terrificante di un film dell'orrore. Un film mai visto perché la crudeltà di Davide Paitoni, già agli arresti domiciliari per aver accoltellato un collega, ha superato la fantasia macabra di una qualsivoglia pellicola cinematografica. Il nonno del bimbo è schiacciato dal dolore: "Ancora stiamo cercando di capire cosa è successo", dice. "Il giudice che aveva messo quell'uomo ai domiciliari per l'aggressione del collega ha detto che poteva vedere il bambino. - continua - Ne aveva diritto e noi lo abbiamo rispettato".

Gli sms choc alla ex: "Voglio punirti"

Dopo aver ucciso il figlio, Davide Paitoni ha provato ad ammazzare anche la ex moglie accoltellandola al volto e alla schiena. Silvia, scampata alla morte per un soffio, è riuscita ad allertare i carabinieri che si sono precipitati nell'appartamento di Morazzone, il luogo del delitto. Nel contempo il 40enne, in fuga sul colle Sant'Elia, continuava a inviarle messaggi vocali: "Voglio punirti perché mi hai rovinato la vita e ora vuoi portarmi via mio figlio". E ancora: "Daniele è al sicuro". Audio inquietanti che si sono sovrapposti a quelli ricevuti dal nonno paterno del bimbo e in cui l'omicida confessava di aver fatto del male al piccolo. Per il pm che ha ordinato il fermo con l'accusa di omicidio e tentato omicidio, Paitoni avrebbe attuato "una ritorsione nei confronti dell'ex moglie"; "è assente a se stesso", controbatte il difensore Stefano Bruno.

"Silvia aveva denunciato ma non è stata ascoltata"

Silvia avrebbe denunciato l'ex marito non una ma ben due volte: dapprima per percosse, poi per minacce. Alla prima denuncia sarebbe stato allegato anche un referto medico e pare che fosse stato attivato anche il "codice rosso" nell'ambito del fascicolo per maltrattamenti e lesioni di cui tiene conto anche il gip nell'ordinanza con cui mette Paitoni ai domiciliari per l'aggressione del collega. "Si tratta invero di carichi pendenti che potrebbero risolversi favorevolmente per l'indagato - si legge nel provvedimento -e che dunque non consentono di trarre elementi di qualsivoglia certezza". Tali "carichi pendenti" non sarebbero stati presi in considerazione neanche quando - lo scorso 6 dicembre - il gip ha autorizzato il 40enne ad incontrare moglie e figlio. Un altro punto oscuro della vicenda riguarda la separazione tra i due coniugi: non sarebbe mai stato interpellato un giudice civile. Una vicenda intricata che sta provando a sbrogliare presidente del Tribunale di Varese, Renato Tacconi. Sul caso è stata aperta una istruttoria: "Prima del nulla osta del gip non è stata interpellata la madre - spiega Tacconi - perché nel fascicolo sull'aggressione non era coinvolta.

Né il suo avvocato ha mai presentato istanza per impedire a Paitoni di vedere il bambino".

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