Sgarbi quotidiani

De Magistris sindaco del Leoncavallo

De Magistris sindaco del Leoncavallo

Difficile sentire qualcuno più privo di un pensiero originale di Luigi De Magistris. Gonfio di retorica, parla per luoghi comuni. È a Milano al Leoncavallo per parlare su «diritto agli spazi sociali autogestiti», tema che è nell'evidente interesse degli occupanti, preprofughi che rivendicano gli stessi diritti dei profughi. Il sindaco sta dalla loro parte, ma non ne ha lo status. Non è indigente e, come primo cittadino di una città metropolitana, probabilmente guadagna tra i nove e i diecimila euro.

Come è sua consuetudine, inventa un linguaggio promozionale e propagandistico per interpretare il sentimento dei suoi interlocutori: «Se ci sono comunità che occupano spazi abbandonati, io per prima cosa vado a stringere loro la mano». E fin qui va bene. Poi continua: «Il diritto da strumento soppressivo deve diventare strumento di trasformazione sociale». Ma quando mai! E non era un magistrato? Cosa significa: «Strumento soppressivo»? Il delirio avanza quando afferma: «Chi l'ha detto che la proprietà privata si tutela sempre?». E Infine conclude: «Perché la legalità formale va contrastata se va contro la Costituzione». Affermazione dura.

Intanto la legalità è sempre formale, e poi che legalità sarebbe se fosse contro la Costituzione? La legalità è l'espressione della Costituzione, il suo modo di essere. Forse Giggino ha le idee confuse. Mandiamolo a recuperare in un centro sociale.

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