Cronache

Micaela Quintavalle: "Per Atac ci vuole Cantone"

Crac-Atac. Parla Micaela Quintavalle, icona emergente del sindacalismo del trasporto pubblico capitolino, e sostiene: "Atac è usata come un bancomat, non serve cambiare il cda ma ci vorrebbe l'intervento dell'autorità nazionale anticorruzione"

Micaela Quintavalle: "Per Atac ci vuole Cantone"

Micaela Quintavalle, autista e sindacalista che ha bucato il piccolo schermo. Forse perché ancora indossa i colori dell’azienda più bistrattata della Capitale (l’Atac) con orgoglio militaresco ma senza dimenticare mai a casa il sorriso ed un filo di lucida labbra. Anche quando i turni sono massacranti ed i passeggeri, esasperati da attese e disagi, la tartassano di accuse. Pur non avendo abbandonato il frontline, da qualche anno la Quintavalle è sbarcata nei salotti televisivi diventando l’icona del sindacalismo emergente di casa Atac: quello che “muove l’89% dei lavoratori” e che ha cercato (senza successo) di metter in campo un dialogo costruttivo con l’amministrazione grillina. Adesso, dopo il terremoto aziendale inaugurato dalle dichiarazioni dell’ormai ex direttore generale Bruno Rota, la rappresentante di Cambiamenti M410 ha deciso di levarsi qualche sassolino dalla scarpa.

Ci fotografa la condizione in cui si trova il trasporto pubblico della Capitale?
“Atac è come un obeso di 300 kg, oggi è in fin di vita però nessuno ha mai cercato d’intervenire nel momento in cui stava ingrassando.”

Insomma la situazione è irrecuperabile…
“Assolutamente no. Basterebbe solo un po’ di buona volontà anche se, sinora, le amministrazioni che si sono succedute non hanno certo brillato per spirito d’iniziativa.”

Neanche la Raggi?
“Neanche la Raggi. E parla una che l’ha persino votata ma nell’ambito dei trasporti i 5 Stelle non c’hanno capito nulla, sono stati assolutamente incompetenti e scollati dalla realtà. Ed infatti in quest’ultimo anno il debito aziendale è lievitato: il Pd lo aveva lasciato a + 1.150 milioni di euro e con la nuova giunta si è passati a + 1.380.”

Cosa propone?
“Abbiamo 1 miliardo e 300 milioni di euro di debito, verissimo. Ma perché nessuno s’impegna a riscuotere i 1.266 milioni di crediti che ci spettano da Regione e fornitori vari? E perché nessuno si decide ad intervenire sugli sprechi? Uno su tutti: gli edifici dismessi. Per esempio l’impianto di Collatina, lo abbiamo chiuso due anni fa ma continuiamo a pagare centinaia di migliaia di euro di tasse ogni anno. Perché nessuno ha mai provveduto ad affittare i tanti locali sfitti all’interno delle metropolitane? Ma soprattutto, mi chiedo perché se noi trasportiamo 800-1 milione di passeggeri nessuno abbia mai puntato su un controllo feroce della bigliettazione…”

Basterà il nuovo cda a scongiurare il crac?
“No finché Atac verrà trattata come un bancomat. Le faccio un esempio: mesi fa avevamo una partita di autobus difettosi, uno dei nostri meccanici aveva trovato il modo di aggiustarli spendendo solo 10 euro a mezzo. Così ha presentato il progetto ma la direzione ha preferito affidare il lavoro ad una ditta esterna per 1.000 euro ad autobus. Qualsiasi cosa che compra Atac costa cento volte tanto, mentre quello che possiamo vendere non vale nulla e lo lasciamo così. È tutto sbagliato.”

Quindi?
“Quindi l’ennesimo valzer di deleghe non basta. Si è optato per un’operazione di maquillage quando servirebbe un sistema di viglianza costante, assidua e quotidiana da parte dell’Autorità nazionale anticorruzione. Ci vuole Raffaele Cantone, ci vuole qualcuno che sappia riportare la legalità in azienda.”

C’è chi, invece, dice che ad Atac serva un privato…
“La liberalizzazione promossa dal referendum dei Radicali è l’anticamera della privatizzazione. Ed il caso Alitalia dovrebbe far riflettere. Si perderà la ragione sociale, ci sarà un aumento del prezzo di bigliettazione ed il taglio delle linee che non servono. A fronte di questo quali saranno i miglioramenti? Le macchine in doppia fila e le buche sono uguali per tutti. In pochi lo dicono ma a Roma un privato già esiste e copre il 20% del servizio di trasporto. L’altro giorno una signora inveiva contro l’Atac dicendo di aver aspettato il 344 per un’ora. Le ho fatto presente che quella linea è gestita da un privato ed è rimasta di stucco.”

Se non altro si eviterebbero i dipendenti furbetti…
“Io ho lavorato come autista nel settore privato. Mi ero ferita ad un occhio con una scheggia di vetro ed il mio datore di lavoro mi disse: ‘Levati quella benda e vai a prendere il cliente altrimenti ti licenzio’…”

Scusi Quintavalle, ma qui si parla di doppiolavoristi ed assenteisti…
“Innanzi tutto il doppio lavoro dei dipendenti Atac è denunciato e tassato. Il nostro codice aziendale lo permette. E poi cosa crede? Che fare due lavori sia un hobby? Molte famiglie sono monoreddito ed una sola busta paga non basta per arrivare alla fine del mese. Mentre i dati sull’assenteismo sono truccati: nel primo trimestre su 5.812 unità solo 322 hanno usufruito della malattia.”

Quindi è solo una polemica sterile?
“Quindi, come in tutte le categorie, esistono i cretini. Ma il male di Atac non sono certo gli autisti, usati in questi giorni di bombardamento mediatico come carne da cannone. Guasti seriali, appalti e commesse milionarie, i manager che vengono messi all’angolo non appena cercano di ripristinare un minimo di legalità… questi sono i veri problemi di Atac.

Il resto sono storie buone a riempire i giornali e lavare le coscienze dei politici.”

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