Cronache

"Chiamiamo i carabinieri". Caos Green pass in Sicilia all'Ars

Sergio Tancredi e la vicepresidente dell’Assemblea, Angela Foti, entrambi ex M5s, ora passati nel gruppo Attiva Sicilia che sostiene il presidente Nello Musumeci

"Chiamiamo i carabinieri". Caos Green pass in Sicilia all'Ars

Questa mattina si sono presentati davanti all’ingresso di Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana e sono stati respinti. E’ la storia dei due deputati regionali - ex grillini oggi di Attiva Sicilia - Angela Foti e Sergio Tancredi, ai quali non è stato consentito l’accesso per aver rifiutato di esibire il green pass. Dal 15 ottobre l’ingresso nelle aule di Palazzo dei Normanni è vietato senza esibire il certificato. Proprio prima di questa data, il capo gruppo di Sicilia Attiva, Sergio Tancredi aveva annunciato tramite i social che avrebbe chiamato i carabinieri se gli si fosse stato impedito di entrare. E così è stato. Entrambi erano infatti in possesso del green pass, ma non lo hanno voluto esibire per sollevare la questione “del contrasto tra norme della Costituzione che garantiscono, oltre i lavoratori, anche i rappresentanti politici che sono stati legittimamente eletti e devono legiferare: attività che oggi ci è stata impedita”. Una questione solo di carattere costituzionale, secondo i due deputa regionali: “La politica non ha intenzione di risolvere il problema e dobbiamo intervenire – hanno sostenuto – Si sta scegliendo di andare in un senso che comprime le garanzie costituzionali. E visto che la politica non ha intenzione di risolvere la questione, sentiamo l’urgenza di sollevarla e vedere come interverrà il potere giudiziario”.

Proprio il capogruppo Tancredi, era finito nella bufera mediatica pochi mesi fa, per un post su Facebook, in cui senza mezzi termini paragonava ai numeri tatuati dai nazisti agli ebrei nei campi di concentramento, l’idea dell’uso del green pass per fare quasi tutto.

Le dichiarazioni dei due 'No Pass'

“C’è in gioco il principio di base della democrazia e delle libertà personali, non possiamo che essere contrari a questa imposizione che obbliga all’acquisizione di un certificato per poter ottenere persino il diritto al lavoro sancito dall’articolo 1 della Costituzione. Siamo convinti, così come lo sono gli oltre trecento docenti universitari che hanno firmato l’appello contro il green pass, sulla natura discriminatoria di questa misura. La tutela della salute è certamente un diritto fondamentale ma una democrazia non può dimenticare che altrettanto importante è la tutela delle minoranze che vengono discriminate. Allo stesso modo, oggi testimoniamo come anche ai parlamentari regionali regionali il diritto-dovere a svolgere il proprio ruolo di rappresentanza assegnato dai cittadini viene subordinato al possesso del certificato, del quale per senso del dovere ci siamo muniti. Lo Stato non può continuare ad assecondare lo scontro sociale sulla base di provvedimenti coercitivi e ipocriti, per questo esprimiamo solidarietà ai manifestanti No Green pass, la cui repressione è avvenuta in maniera assolutamente sproporzionata e non degna di un Paese civile”.

Concludono i due.

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