Cronache

"Licenziati con una mail": scoppia la protesta

Subito dopo aver ricevuto il messaggio i lavoratori della Gkn si sono riuniti in assemblea permanente. Le motivazioni addotte dalla multinazionale per i licenziamenti

"Licenziati con una mail": scoppia la protesta

Licenziati via e-mail. È questa la triste sorte toccata a 422 lavoratori della multinazionale inglese Gkn Driveline di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, che hanno ricevuto nella giornata di ieri la dolorosa comunicazione del licenziamento immediato e della chiusura dello stabilimento via mail. Un duro colpo per che arriva in un momento difficile segnato dalla crisi economica diretta conseguenza della pandemia di Covid-19. La multinazionale, attiva nel settore della componentistica per auto, ha motivato la decisione con un calo del mercato automobilistico e con la necessità di ridurre drasticamente i costi della produzione a causa della grande competitività.

E così 422 lavoratori di Gkn Driveline all’improvviso hanno perso il lavoro. "Ero sul lungomare di Cecina con mia moglie, stavo andando in spiaggia, all’improvviso sulla chat dei lavoratori ho letto che avrei perso il posto di lavoro nel giro di 48 ore", ha raccontato al Corriere fiorentino Marco Sassi, 51 anni di cui 27 trascorsi a fare il tornitore nello stabilimento Gkn. Ieri mattina ha ricevuto la notizia nel gruppo Whatsapp degli operai. Inizialmente l’operaio ha pensato ad uno scherzo, anche se di cattivo gusto. Poi i pezzi del puzzle sono stati messi insieme. Quel messaggio, purtroppo, era vero. Durante il viaggio per raggiungere la fabbrica di pensieri Marco ne ha avuti. "Mi sono chiesto come farò a mantenere adesso la mia famiglia", ha affermato ancora il 51enne.

Quando Marco è giunto nel capannone dell’azienda ha trovato gli altri lavoratori. Poco hanno potuto fare. Perché l’accesso alla fabbrica era impedito da un gruppo di guardie giurate private. La tensione è salita alle stelle."Ci siamo trovati come degli estranei dentro il nostro posto di lavoro", ha spiegato ancora Marco. Gli operai hanno provato a forzare il cancello. Poi gli ingressi sono stati aperti per evitare incidenti e così i lavoratori sono entrati in quell’area che fino a poche ore prima era tutto per centinaia di persone.

Non va dimenticato che come ha denunciato Daniele Calosi, segretario generale della Fiom-Cgil di Firenze e Prato, ci potrebbero essere ripercussioni anche su altri settori. Il sindacalista, infatti, ha affermato che la multinazionale che produce componenti per l'automotive si assume "la responsabilità di un enorme danno sociale" ed economico, "con conseguenze nefaste per tutto l’indotto”.

La fabbrica è stata chiusa a fine del turno di lavoro notturno ma gli operai licenziati si sono riuniti in assemblea permanente mentre all'esterno dello stabilimento ha preso vita un presidio. In assemblea i primi a prendere la parola, racconta ancora il Corriere fiorentino, sono stati Dario Salvetti e Matteo Moretti, lavoratori e sindacalisti. "Non lasceremo la nostra azienda. Se il signor Gkn vuole parlarci, deve venire a farlo di persona", è stata la promessa scandita con un megafono.

La paura per un futuro ormai incerto è tanta. Ma forte è la voglia di combattere. E così viene anche annunciato che la fabbrica resterà occupata. Gli operai in poco tempo si organizzano per trascorrere lunghe giornate in quello che fino a venerdì mattina era il loro posto di lavoro. Per di più nell’azienda non funziona più la rete wi-fi tanto che gli impiegati amministrativi non riescono più ad accedere alla mail: "Ci hanno bloccato gli account. Siamo diventati fantasmi nei nostri uffici. Nelle ultime ore mi hanno chiamato clienti come Maserati e Ferrari per capire cosa sta succedendo, neppure loro sapevano niente. Fino a ieri sera ero al telefono per discutere di investimenti da un milione di euro, adesso ci dicono che la fabbrica chiuderà per sempre", ha raccontato Paolo, impiegato.

Tra i lavoratori non c’è solo paura ma anche una sconfortante sensazione di imbarazzo. E per un qualcosa di più grande di loro. Come spiegare ai propri figli una situazione del genere? È quello che pensa, ad esempio, Fabio Venturini, impiegato all’archivio manutenzione. Il lavoratore, separato ed ha una figlia di 7 anni, ha raccontato cosa è accaduto appena letto quel messaggio. "Stamattina ero con lei quando mi è arrivata la notizia del licenziamento. Mi sono precipitato in fabbrica ma mi vergognavo a dire a mia figlia che avevo perso il lavoro, così le ho detto che dovevo uscire per andare dal dottore per una visita". Una innocente bugia per difendere la dignità e cercare di preservare la spensieratezza della bambina. Ma sarà difficile nascondere la verità per sempre. La stanza dove lavorava Venturini si trova a pochi metri da quella del direttore generale. La mancanza di comunicazioni è quello che il lavoratore non gradisce."È incredibile che negli ultimi giorni, pur sapendo quello a cui andavamo incontro, non ci abbia mai detto niente".

Con i passare del tempo il numero di persone che giunge allo stabilimento Gkn cresce sempre più. Arrivano le mogli e i figli dei lavoratori, i loro amici, gli abitanti della zona. Tutti insieme in segno di solidarietà. E per protestare. Poi giungono anche i sindacalisti ed i politici, tra cui il sindaco di Sesto, Lorenzo Falchi, e quello di Campi, Emiliano Fossi. Quest’ultimo è durissimo: "È stato un atto vile e violentissimo". Il primo cittadino spiega che quello che si è consumato all’improvviso è un "dramma" e chiede l’intervento immediato del ministero dello Sviluppo economico. Intanto 422 lavoratori tremano nel pensare al domani.

Ad un domani senza più un lavoro e senza certezze.

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