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Da guascone a peggior cafone

Il crinale tra fare il simpatico guascone e diventare cafone corre lungo un filo sottilissimo

Da guascone a peggior cafone

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Da guascone a peggior cafone

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Il crinale tra fare il simpatico guascone e diventare cafone corre lungo un filo sottilissimo. Rimanervi sopra, in equilibrio, è una questione di arte. O di educazione. E, questa volta, Vincenzo De Luca, battutista a tempo pieno prestato alla presidenza della Regione Campania, è precipitato rovinosamente nel baratro della cafonaggine che si fa insulto greve e irredimibile. Ingiustificabile.

Dettagli minimi sulla questione: ieri il governatore era a Roma per manifestare contro l'autonomia differenziata. Fa la sua sceneggiata circondato dai sindaci amici, finge di bussare ai portoni del potere come un tribuno consumato e sproloquia a favor di telecamera. Copione già visto centinaia di volte, ennesimo tentativo di De Luca di raggiungere e superare Crozza che imita De Luca stesso: molte volte ci ha fatto ridere, ma questa volta no. La premier, pacatamente, gli suggerisce di lavorare invece di manifestare. E, in quel preciso momento, accade qualcosa che sfugge a qualsiasi logica razionale e tracima nel delirio. Perché il governatore campano, semisdraiato su un divanetto, intrattenendo alcuni astanti, proferisce esattamente queste parole: «Lavora tu, stronza». Testuale.

Questa volta non veliamo la parola con l'ipocrisia degli asterischi, ci scusino (...)

(...) i lettori, ma scriviamo nella sua interezza quello che ha detto il governatore a lei, per rendere più chiaro quello che è lui. Insultare un presidente del Consiglio non è fare politica e non è nemmeno fare ridere. È fare il bullo, della peggior specie. Perché significa dileggiare un'istituzione e un popolo intero. E, particolare non trascurabile, significa anche insultare una donna. Cosa sarebbe successo se, a ruoli invertiti, un politico di spicco di centrodestra avesse rivolto le medesime parole nei confronti di una esponente della galassia progressista? Sarebbe venuto giù il mondo, con ogni probabilità. O, forse, una donna di destra a palazzo Chigi è meno donna di una di sinistra, ha meno diritti?

Ecco, l'unica cosa peggiore delle parole sguaiate e feroci di De Luca è il silenzio, più complice che imbarazzato, della sinistra. Che fine hanno fatto le femministe? Dove si sono nascoste le Laure Boldrini? Un uomo che insulta in pubblico una donna non turba coloro i quali vedono ovunque tracce di patriarcato e machismo? Cosa aspetta Elly Schlein - sacerdotessa di tutte le sfumature del politicamente corretto - a chiedere le dimissioni del suo governatore di fronte a una scorrettezza che non ha nulla a che fare con la politica, ma molto con l'inciviltà?

La lezione che si trae da questa vicenda è amara: se sei di destra, e pure donna, l'insulto è libero e nessuno si sconvolge.

Più che l'autonomia differenziata il vero problema è la solidarietà differenziata.

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