Cronache

"Hanno spaccato i blindati". È esplosa la bomba delle carceri

Da Pavia a Palermo, la ribellione negli istituti di pena dopo le misure contro il coronavirus. L'allarme dei sindacati. Salvini: "Nessuno spalanchi i cancelli"

"Hanno spaccato i blindati". È esplosa la bomba delle carceri

L'allarme corre lungo la penisola. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette carceri in tutta Italia cadono nel caos. Con la scusa coronavirus, i detenuti incendiano le galere, rubano le chiavi delle celle, sequestrano gli agenti della penitenziaria. I detenuti barricati all'interno, nell'anarchia. Gli agenti fuori, "per non farli evadere". In quella che agli addetti ai lavori sembra la naturale conseguenza di anni di allarmi non ascoltati da parte delle autorità politiche sulla situazione negli istituti di pena.

L'ultimo caso è quello di Taranto. La protesta scatta nella serata di ieri e va avanti fino a mezzanotte, finché la polizia non interviene per sedare la rivolta. La testimonianza di un agente in servizio, raccolta dal Giornale.it, è drammatica: "Hanno spaccato i blindati... Le porte non si aprono più - racconta - Hanno rotto tavoli e sgabelli. Le sezioni erano impraticabili". Riportare l'ordine è uno sforzo immane, sopratutto per "il poco personale a disposizione" nelle patrie galere: "Abbiamo avuto problemi fino alle 4 di stamattina - spiega il poliziotto - Il piano terra in rivolta. Tutti quelli che avevamo messi in isolamento. Hanno sbattuto il blindo".

Situazioni simili si sono verificate su quasi tutto il territorio nazionale e secondo il Sappe - sindacato della polizia penitenziaria - a far scattare la scintilla è stata la richiesta da parte dei carcerati di "provvedimenti contro il rischio dei contagi". A Pavia alcuni detenuti sono riusciti a rubare le chiavi delle celle, liberando almeno 400 carcerati e prendendo in ostaggio due poliziotti. In soccorso dei colleghi sono stati inviati i rinforzi dalle carceri di Opera e San Vittore, mentre all'interno esplodevano delle risse. "È un delirio - ci raccontava un agente - si stanno ammazzando tra di loro".

A Modena invece si contano i morti. La rivolta è scattata nel primo pomeriggio di ieri ed è andata avanti per ore. "Pian piano si è riusciti a sfollarne un centinaio per ridurre l'impatto complessivo, ma ora si stanno trovando i morti", ha raccontato Gennarino De Fazio di UilPa Polizia Penitenziaria. I decessi sono sei, forse per "aver ingerito dei farmaci che hanno rubato in infermeria". Altri due detenuti sarebbero in rianimazione. I video (guarda qui) mostrano gli agenti in tenuti antisommossa e i carabinieri provare ad entrare all'interno del carcere, mentre i detenuti lanciano oggetti dalle finestre. "Non li provocare", si sente dire qualcuno. Una colonna di fumo sale dall'interno dell'istituto (guarda qui) e solo dopo qualche ora la situazione torna alla calma, con alcuni detenuti bloccati che vengono caricati su un cellulare della polizia penitenziaria (guarda qui).

Situazioni simili sono state denunciate dai sindacati anche a Foggia, Frosinone, Alessandria, Vercelli, e Napoli Poggioreale. Qui le immagini (guarda il video) mostrano i detenuti sui tetti dal carcere. "Uno di loro ha il telefono", si sente dire in un altro filmato (guarda), nonostante il cellulare siano vietati dietro le sbarre. Fuori dalle mura, i parenti dei detenuti hanno chiesto indulto, amnistia o arresti dimiciliari per i familiari, bloccando anche il traffico e il passaggio dei mezzi pubblici. Un agente è stato ferito e la protesta è rientrata solo nel tardo pomeriggio.

A Bari la ribellione è durata ore, con incendi all'interno delle celle (guarda qui), oggetti sbattuti contro le sbarre e slogan alle finestre. Grida da parte dei carcerati sono state sentite anche a Palermo, nella borgata di Pagliarelli. E a Salerno invece circa 120 detenuti hanno danneggiato il secondo piano del carcere e alcuni di loro sono riusciti a raggiungere il tetto dell'edificio.

La situazione era esplosiva ieri, e continuerà probabilmente ad esserlo oggi. Le misure del decreto contro il Coronavirus prevede infatti che i colloqui personali vadano sostituiti con telefonate o modalità video. Il timore dell'Associazione nazionale dei dirigenti e funzionari di polizia, Daniela Caputo, è che "il tam tam" possa creare "presto un effetto emulazione". "Auspico - dice Donato Capece, segretario generale del Sappe - che la risposta dello Stato sia ferma", perché un'emergenza nazionale non può diventare una scusa "per porre in essere aggressioni e violenze".

"Il ministro Bonafede non ha mai risposto agli allarmi - attacca Matteo Salvini - e ora si è diffusa la rivolta dei detenuti in tutto il Paese. Nessuno provi a spalancare i cancelli delle galere con la scusa delle rivolte".

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