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I furbi e i fessi

Gli italiani, diceva un sarcastico Giuseppe Prezzolini, si dividono in due categorie: i furbi e i fessi

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I furbi e i fessi

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Gli italiani, diceva un sarcastico Giuseppe Prezzolini, si dividono in due categorie: i furbi e i fessi. Non c'è una definizione univoca di fesso. Però ci sono indizi certi di fesseria. Il fesso non scappa dal ristorante al momento del conto, dichiara il suo vero reddito, mantiene la parola data anche a costo di perderci, spesso è molto intelligente, non vuole essere assistito dallo Stato e starsene sul divano a guardare la televisione. Il fesso parla chiaro, e pazienza se non diventa popolare. L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi studiano, lavorano, pagano e poi crepano in silenzio.

Il furbo invece non si fa capire di proposito o mente. I furbi gettano fumo negli occhi e fanno credere di essere indispensabili. Occupano sempre posti superiori alle loro capacità, ma compensano con l'innata abilità di fingersi all'altezza o con l'altrettanto innato zelo nell'essere servili con le persone giuste, altri furbi. In realtà non fanno quasi nulla, spendono, se la godono. I furbi in carriera sanno sempre da quale parte schierarsi. Annusano l'aria e si adeguano. Questo è il momento del politicamente corretto, e il furbo si adegua, anche se non capisce. Alcuni furbi si esibiscono in penose battutine indignate sui social network, contano i like e sono felici. Fingono di essere controcorrente, in realtà vanno dove li porta il conformismo (e il conto in banca). Il fesso è interessato alla produzione di ricchezza. Il furbo soltanto alla redistribuzione della ricchezza (altrui). Il fesso ha dei principi. Il furbo soltanto dei fini.

Giorgia Meloni, povera fessa, per non lasciare una brutta immagine dell'Italia in Albania, si è offerta di pagare il conto lasciato inevaso, in un ristorante, da un manipolo di furbi, che se l'è data a gambe per risparmiare 80 euro. Il presidente del Consiglio aveva appena lasciato il Paese amico, e non voleva rovinare un viaggio riuscito con una macchia (di sugo). Apriti cielo. La politica non si ferma neanche davanti al ridicolo o all'inutile. Il fine è abbattere l'avversario. Qualunque occasione di polemica, anche la più sciocca, torna utile. L'opposizione ha così trovato modo di esibire il suo spiccato senso di giustizia sociale: Giorgia, le hanno detto i paladini del popolo, come osi risarcire con soldi pubblici il conto del pranzo non pagato dai connazionali scrocconi? Sono denari sottratti all'erario e ai bisognosi.

Peccato non sia vero: Meloni ha aperto il suo portafogli. Non altrettanto si può dire della sinistra, da sempre a caccia di modi per scucire il denaro ai fessi e regalarlo ai furbi sotto forma di reddito di cittadinanza o mancia elettorale o assunzioni di massa. Il dibattito è comico. Se Meloni ha sbagliato, ha sbagliato per onorare l'immagine dell'Italia. Alla sinistra, ha notato la presidente, piace «un'altra immagine dell'Italia». Vero.

L'opposizione preferisce l'Italia dei furbi.

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