Giù la maschera

I giovani? Meglio i vecchi

Fra i troppi incontri in programma alla Fiera della piccola editoria Più libri più liberi che si è chiusa a Roma domenica, uno in particolare ci ha entusiasmato

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Fra i troppi incontri in programma alla Fiera della piccola editoria Più libri più liberi che si è chiusa a Roma domenica, uno in particolare ci ha entusiasmato. Quello del fumettista Gipi, il quale ha presentato Stacy, graphic novel sulle storture dei social, la libertà di parola, le gogne ideologiche. Ma non è questo il punto.

Il punto è la sua posizione che siamo costretti a condividere rispetto a una discussione molto attuale, quella che mette a confronto i vecchi e i giovani. E qui Gipi, star del fumetto, intellettuale iconico della striscia La Repubblica-Robinson-Internazionale-Propaganda Live, si è lanciato in un fenomenale j'accuse contro la mitizzazione oggi imperante della gioventù. L'idea che nei giovani alberghi di default l'idea di Bene è folle e la presunzione che i ragazzi siano detentori della purezza morale è una «cazzata siderale». Anche i giovani che sfilavano per Berlino nel 1936, ha ricordato Gipi, volevano cambiare il mondo ed erano bellissimi. Ma erano la Hitler-Jugend.

Molto meglio semmai affidarsi a chi ha 60, 70 o 80 anni di vita: che significa esperienza (ed ecco perché come presidente della Commissione sull'intelligenza artificiale per l'editoria è meglio Giuliano Amato di un nerd sfigato di 22 anni, per dire).

Gipi sembra un ex punk, ma in realtà è un vecchio conservatore.

E le Ultime generazioni gli ecovandali, gli studenti pro Hamas, gli analfabeti funzionali storditi dai telefonini e i centro-socialari già tesserati Anpi a 18 anni tendono a dargli ragione.

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