Cronache

Ilva, sospeso lo sciopero a oltranza: Taranto in tilt

Blocchi stradali in tutta la città contro la decisione dei magistrati di sequestrare l'impianto. La vicenda arriva al Consiglio dei ministri. Squinzi: a rischio la vocazione industriale del nostro paese

Ilva, sospeso lo sciopero a oltranza: Taranto in tilt

Ancora scioperi a Taranto per la chiusura dell'Ilva da parte dei magistrati. Diverse le manifestazioni di protesta a oltranza da parte degli operai che stanno mandando in tilt la città. Oltre al presidio davanti allo stabilimento, sono state bloccate la statale 100 Taranto-Bari e la statale 106 jonica, oltre ad altre strade provinciali e comunali. La protesta è arrivata anche a Genova, dopo oltre 200 operai della sede ligure sono scesi in piazza e stanno marciando verso la prefettura cittadina. Gli operai sono preoccupati che le commesse dello stabilimento diminuiscano in seguito al sequestro dell'impianto pugliese. "Tra cinque giorni - ha detto il segretario della Fiom Grondona - non avremo più materiale da lavorare".

Alla fine però, i sindacati dei lavoratori dell’Ilva hanno comunicato la "cessazione dello sciopero ad oltranza e di tutte le altre forme di protesta messe in campo". A comunicarlo è stata la Prefettura della città, dopo la riunione tra il prefetto Claudio Sammartino e i segretari generali dei sindacati confederali. "Lo stato di agitazione proseguirà lunedì modulando, tuttavia, nuove iniziative di sensibilizzazione ed evitando peraltro disagi alla per la cittadinanza", si legge nella nota.

La vicenda arriva oggi anche sul tavolo del Consiglio dei ministri, come ha assicurato il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini: "Ci sarà uno scambio di informazioni, illustrerò il protocollo sottoscritto ieri e sosterrò la necessità di continuazione del programma di risanamento ambientale del sito". "Sono molto preoccupato, bisogna fare in modo che non ci siano conseguenze per i lavoratori e per l’economia pugliese", ha aggiunto il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi. Il governo ha così stanziato per la bonifica e la riqualificazione della zona oltre 336 milioni di euro, di cui quasi 330 pubblici e il resto da capitale privato. Il piano partirà nelle prossime settimane

"È stato un provvedimento estremamente sofferto, la sofferenza è in ogni rigo. La magistratura si è mossa solo per rispondere al dettato costituzionale che impone l’obbligatorietà dell’azione penale. Non c’era possibilità di scelta. La collega gip si è impegnata con professionalità elevata sulla base del lavoro svolto dai colleghi della Procura", ha detto il procuratore generale presso la Corte di Appello di Lecce, Giuseppe Vignola, secondo cui "non c'era alternativa al sequestro".

Il presidente dell’Ilva Spa, Bruno Ferrante ha affermato che "non c’è alcuna intenzione da parte nostra di lasciare Taranto: c’è una volontà precisa, determinata e forte di tutta la famiglia Riva e di tutto il gruppo di restare a Taranto e continuare a lavorare nell’impianto siderurgico di Taranto. È una volontà molto netta e precisa. Alcune cose che stanno accadendo in questo giorni ci confortano anche, come le iniziative del governo nazionale e locale: finalmente si prende atto che Taranto e Ilva sono un elemento essenziale e centrale per il nostro Paese, che è un problema non locale ma di spessore nazionale, che l’impianto è strategico per l’intera Italia. Noi tuteleremo tutto questo. L’attenzione della Regione Puglia è anche questa motivo di conforto, come l’attenzione che stiamo ricevendo in questi giorni dalle più alte cariche dello Stato ad esponenti del Governo, preoccupati per la situazione che si sta determinando. Questi segnali ci motivano ancora di più ad andare avanti".

Tuttavia, ha continua Ferrante "è un decreto particolarmente duro, pesante per la società, perché prevede la chiusura di alcune aree anche se si dice di voler tutelare l’integrità degli impianti perché la chiusura sarebbe irreversibile, rispettiamo il ruolo della magistratura, ma abbiamo pieno diritto a tutelarci nelle sedi che la legge prevede. Questo per tutelare lavoratori e impresa".

Per il caso dell’Ilva di Taranto "ad essere a rischio, proprio in un momento così delicato per l’Italia, è la stessa vocazione industriale del nostro paese", ha dichiarato il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, che, parlando del provvedimento preso, ha detto che rappresenta "un segnale difficile da comprendere per gli investitori, soprattutto esteri".

Il 3 agosto, in ogni caso, è stata fissata per l'udienza davanti al tribunale del Riesame di Taranto per il ricorso presentato dall'Ilva. A favore dell'impianto e contro il sequestro, oltre ai sindacati dei lavoratori, si è schierato anche Federacciai: "Se un impianto in regola con le norme ecologiche può essere chiuso da un magistrato sulla base di opinabili correlazioni tra l’esistenza dell’impianto industriale e la salute, non vi è più alcuna certezza del diritto", ha detto l'associazione. Dal canto suo, la procura ribatte che "da parte della difesa dell’azienda non è stata espletata fino ad oggi alcuna concreta attività difensiva. Ad esempio, nessuna controperizia che contestasse le relazioni tecniche.

Se qualche indagato dovesse chiedere di rivedere le misure, la richiesta sarà esaminata da noi con massima attenzione e coscienza".

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