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Il matrimonio secondo Grillo

Beppe Grillo, si sa, è un uomo pieno di interessi

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Beppe Grillo, si sa, è un uomo pieno di interessi. Se ne avesse avuti un po' meno magari ci saremmo risparmiati un decennio di grillismo ruspante, ma questo è un altro discorso. Torniamo ai suoi variegatissimi interessi: ieri sul blog da lui fondato ha pubblicato un lungo post a sua firma dall'ammiccante titolo: «Privatizziamo il matrimonio». Il succo del ragionamento, grosso modo, è questo: il matrimonio «statale» è un'istituzione anacronistica che aveva senso quando serviva per «controllare l'attività sessuale e l'educazione dei figli», oggi non serve più, tanto vale che diventi un'istituzione squisitamente privata. Ora, potremmo discutere a lungo sulla parabola di uno dei comici più effervescenti della scena italiana finito a fare il matrimonialista, ma è più interessante rintracciare la strada che Grillo ha percorso per arrivare a occuparsi di questi temi. Strada che ci indica lui stesso, l'idea della privatizzazione del matrimonio è contenuta all'interno del libro «Nudge», pubblicato da Richard Thaler e Cass Sunstein nel 2008. Ma che cosa s'intende per nudge? «La spinta gentile», cioè l'utilizzo a «fine etico» di quei bias cognitivi che portano gli uomini a scegliere più sulla base dell'irrazionalità che della razionalità. In soldoni: non ti obbligo, ma ti consiglio; ti spingo gentilmente verso la scelta che (io) penso sia migliore (per te). Una sorta di marketing, adattabile a ogni contesto, che ha un nome altisonante: «paternalismo libertario». Cosa c'entra il fondatore del movimento più maleducato e statalista della storia repubblicana con la «spinta gentile» e con il libertarismo? Sta divorziando dalla sua biografia politica? No. Il paternalismo libertario è un ossimoro, affascinante ma molto pericoloso e, nella sua propensione a dirigere in modo subliminale le scelte dei cittadini, ha senza dubbio qualche punto di aderenza con un certo grillismo.

E questo se non è un matrimonio, quantomeno è un fidanzamento.

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