Cronache

Sporco di carbone alla partita di basket per il figlio: Michael, padre modello

Michael, dalla miniera alla partita di basket per il figlio. In Kentucky il signor McGuire si è presentato in tribuna ancora ricoperto da strati di fuliggine: non poteva deludere il piccolo Easton

Micheal ricoperto fi fuliggine alla partita
Micheal ricoperto fi fuliggine alla partita

Forse a volte la felicità si nasconde tra le fessure. Tocca scavare per estrarla, ma se luccica, c’è. Pikeville, 7327 anime premute nella contea di Pike, Kentucky, non è uno di quei posti con gli attributi della grande storia che preme per essere raccontata. Giornate sonnolente, zero sussulti, esistenze avvitate intorno al lavoro e agli affetti. Da queste parti, in tempi recenti, la Wellmore Coal Company, rivitalizzata dall’amministrazione Trump e dalla spinta del conflitto ucraino, ha iniziato ad assumere a manovella. L’estrazione del carbone – roba che pareva relegata al Novecento – d’un tratto è tornata di gran moda.

Le cose iniziano a succedere anche dove non te lo aspetti. Un evento ne determina in fretta un altro e prima che tu possa accennare una tiepida protesta hai la storia che si srotola davanti. Giunto alla soglia della trentina, Michael McGuire siede al tavolo di cucina, intento a cerchiare di giallo gli annunci più interessanti. Fa il postino, ma la paga non gli consente di allungare lo sguardo oltre il cortiletto di casa. Socchiude le palpebre e soppesa la faccenda: certo, starsene tutto il giorno in uno spazio tetro, angusto e sporco non è esattamente come imbucare lettere con il vento che ti spiffera contro la barba. Però c’è una famiglia da sostenere e la Wellmore pare decisamente la scelta più sensata.

Così eccolo lì, a picconare le pareti friabili di antri che sembravano essere entrati in congedo e che invece accolgono di nuovo – fetidi ospiti – frotte di minatori. Quel deposito di oro nero gonfierà anche il portafogli, ma in cambio pretende il meglio del tuo tempo. Michael entra alle sei e mezza del mattino, per riemergere solitamente intorno alle quattro del pomeriggio. Cadenze spompanti, ma lui non si lascia scalfire.

Solo che i Wildcats, la squadra di basket dell’Università del Kentucky, non regolano il proprio fuso orario intorno all’estrazione del carbone. Quel giorno giocano alle 16.45 e Michael lo sa bene. All’ingresso, infatti, lo attendono Mollie, sua moglie, e il figlio Easton, appena quattro anni. È a lui che ha promesso di esserci. Sarà la sua prima partita in assoluto e l’eccitazione è già un setter che scodinzola festante nelle vene. Mentre Mollie e il bambino escono di casa, lui se ne sta ancora sottoterra. Quando finalmente riemerge, stremato, soffia via la fuliggine dall’orologio e si lascia scappare un’imprecazione. Troppo tardi per pensare di tornare a casa, lavarsi e arrivare in tempo alla partita.

La foto virale

Michael contempla il da farsi per una manciata di istanti, poi fa l’unica cosa possibile. Si mette in macchina, quella corrosiva polvere nera che lo lavora integralmente, dalla folta barba alle scarpe, e si lancia verso la partita. C’è molta meno dignità nel deludere un figlio che nel presentarsi in condizioni discutibili in pubblico. Così eccolo lì, il nostro, il volto scavato dalla sporco, le rughe d’espressione che diventano bacile per tutto quel carbone grattato via, la carta d’identità che si sgualcisce improvvisamente, maltrattata da quell’impiego usurante.

Però la sua faccia stravolta e felice è impagabile. Come quella di Easton. Lo scatto fa il giro del mondo in un amen. I telefoni trillano. Il giorno dopo Michael è ancora intento a picchettare quando qualcuno lo afferra per le spalle: “sali su, ti vogliono le tv”. Le pupille devono riadattarsi in fretta, squarciate dai flash delle telecamere. Tutti lo cercano perché molti non l’avrebbero fatto. Lui si stringe nelle spalle, assesta un paio di colpi di tosse e dice l’unica giusta: “dovevo farlo per mio figlio".

La vicenda commuove anche John Calipari, il leggendario coach degli Wildcats: “il sogno americano della mia famiglia è iniziato con mio nonno che lavorava in una miniera di carbone a Clarksburg, in West Virginia. Quello che mi intenerisce è che Michael voleva essere lì a tutti i costi, per suo figlio”, rivela. Poi fa anche un’altra cosa: biglietti gratis, poltroncine d’onore ed una cena con lui per un qualsiasi match a scelta della prossima stagione.

Probabilmente, stavolta, Michael ci andrà strofinato a puntino.

Sicuramente da quella fessura ha ricavato un diamante.

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