Cronache

"Non ci sarà mai un vino Primitivo Dop o Igp siciliano"

Il ministro Teresa Bellanova chiarisce la querelle tra Puglia e Sicilia sul vitigno: "Si potrà solo coltivare". E lancia una stoccata a Dario Stefàno.

"Non ci sarà mai un vino Primitivo Dop o Igp siciliano"

Non ci sarà mai una bottiglia di vino Dop o Igp siciliano che avrà in etichetta la scritta "Primitivo". Parole del ministro per le politiche agricole Teresa Bellanova che è intervenuta sulla diatriba tra Puglia e Sicilia per la questione uva Primitivo. Il ministro è chiaro su due fronti: quello della coltivazione del Primitivo in Sicilia e quello della vendita dei vini fatti con quest'uva. Per quanto riguarda la coltivazione, la Bellanova spiega: "In Sicilia, come in altre regioni italiane, non si può impedire, dopo necessaria sperimentazione, l'impianto di viti dell'uva pugliese, ma i vini Dop e Igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l'indicazione del nome del vitigno Primitivo".

In Italia, in effetti, il Primitivo si può coltivare in altre regioni. Oltre alla Puglia, impianti consentiti in Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna. E queste sono le uniche regioni autorizzate, dal Dm del 13 agosto 2012, a poter inserire la dicitura "Primitivo" in etichetta anche per i vini Dop e Igp. Quindi in Sicilia, spiega il ministro, si potrà tranquillamente coltivare il Primitivo, ma mai dichiararlo in etichetta. La legislazione europea e i corrispondenti decreti nazionali proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove. "Purtroppo questa è un'epoca in cui nessuno più studia o semplicemente si documenta ed è ben triste una politica che cavalca qualsiasi cosa pur di guadagnare un po' di visibilità, ingenerando confusione e peraltro legittimando aspettative di tutti i generi - dice il ministro riferendosi all'interrogazione di Dario Stefàno - Eppure anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche che rappresentano una eccellenza indiscussa della nostra filiera alimentare e il legame inscindibile tra territori e eccellenze produttive, soprattutto nel caso del vini e delle oltre 500 cultivar che fanno del nostro Paese un unicuum".

Insomma in Sicilia si potrà coltivare il Primitivo, ma solo per alcune vinificazioni sperimentali. Sarà impossibile commercializzarlo. E se vinificato non potrà comunque essere venduto come vino a denominazione o indicazione geografica. Sulla questione, ieri è intervenuto anche il Gal Terre del Primitivo. "Il suo valore culturale e identitario appartiene a questi luoghi e nessuno può appropriarsene - si legge in una nota - In fase di programmazione abbiamo deciso di puntare l’attenzione sul Museo diffuso delle Terre del Primitivo inteso come territorio da condividere. Un connubio tra risorse naturalistiche, artistiche, storiche, enogastronomiche e umane in cui emerge tutta la nostra autenticità e non permetteremo a nessuno di portarcela via. Il vino Primitivo di Manduria, da generazioni, rappresenta l’immagine di questa terra, declinata nei suoi tanti aspetti che vanno dall’enologia all’enogastronomia, dalle tradizioni e alla vita rurale. È per questo che condanniamo con forza la possibilità che altre regioni coltivino questo vitigno autoctono pugliese.

Siamo pronti a fare squadra con le istituzioni e le realtà che, come noi, hanno a cuore questo territorio, difendendolo da qualsiasi tentativo di usurpare la nostra storia e la nostra economia".

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