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Persecuzione senza prove: anche la Cassazione assolve Berlusconi

Cinque anni di inchieste e di processi, che hanno trascinato Berlusconi sul banco degli imputati con accuse pesanti, e hanno trasformato il bunga bunga in una barzelletta mondiale: ma tutto era su reati mai commessi e che esistevano solo nelle tesi d’accusa della Procura di Milano

Persecuzione senza prove: anche la Cassazione assolve Berlusconi

Cinque anni di inchieste e di processi, che hanno trascinato Silvio Berlusconi sul banco degli imputati con accuse pesanti, e hanno trasformato il bunga bunga in una barzelletta mondiale: ma tutto era basato sul nulla, su reati mai commessi e che esistevano solo nelle tesi d’accusa della Procura di Milano. Questa sera la Sesta sezione penale della Cassazione ha chiuso definitivamente il caso Ruby: assoluzione completa per Silvio Berlusconi, "il fatto non sussiste", "il fatto non costituisce reato". La sentenza d’appello che nel luglio 2014 dichiarò l’ex presidente del Consiglio innocente sia dell’imputazione di concussione che da quella di utilizzo della prostituzione minorile viene confermata dai giudici presieduti da Nicola Milo. Il ricorso presentato dalla Procura generale di Milano, e fatto proprio questa mattina dalla procura generale della Cassazione, viene respinto.

È un esito che era prevedibile, leggendo le carte del processo con occhio distaccato. Ma è ugualmente un esito clamoroso, perché azzera un caso su cui la magistratura milanese aveva fondato l’attacco finale al Cavaliere, e che anche stamattina aveva portato sull’ex premier e sui suoi guai giudiziari l’attenzione della stampa di mezzo mondo. Nel suo intervento di questa mattina il procuratore generale Edoardo Scardaccione, esponente storico di Magistratura Democratica, aveva rinverdito le accuse a Berlusconi lanciate nel corso degli anni da Ilda Boccassini e dai suoi colleghi della Procura milanese. Sono le accuse che erano state ritenute fondate dal processo di primo grado, che si era concluso con la condanna di Berlusconi a sette anni di carcere, ma che erano state smontate pezzo per pezzo dalla sentenza di secondo grado: nel luglio scorso i giudici d’appello avevano prosciolto Berlusconi da entrambi i capi d’accusa. Sia dalla ipotesi di concussione, per la telefonata alla questura milanese che nel maggio 2010 portò al rilascio di Ruby, declassata a semplice "richiesta" al capo di gabinetto della questura, il vicequestore Piero Ostuni: "Non c’è prova della ascrivibilità a Silvio Berlusconi di una intimidazione costrittiva nei confronti del dottor Ostuni", scrissero i giudici d’appello. E oggi la Cassazione fa propria questa lettura. Come pure fa propria la ricostruzione che i giudici di secondo grado avevano fatto delle serate di Arcore. Una ricostruzione, va ricordato, tutt’altro che indulgente con il Cavaliere e con le sue ospiti, legati secondo i giudici da un contesto "prostituivo" di cui faceva parte a pieno titolo anche Kharima el Mahroug, allora minorenne. Oggi, saggiamente, il difensore di Berlusconi Franco Coppi, ha rinunciato a dare battaglia su questo punto, arrendendosi in qualche modo davanti alla ricostruzione dei giudici. L’essenziale è che Berlusconi non sapeva che Ruby era minorenne. Non è un cavillo, dal punto di vista della giustizia, ma un elemento essenziale per poter contestare il reato. E oggi la Cassazione conferma: non ci sono prove che Berlusconi sapesse che quella ragazzona, che a dire di tutti dimostrava 23 o 24 anni, ne aveva in realtà meno di diciotto.

Processo chiuso, assoluzione definitiva. Eppure uno strascico ci sarà, nell’inchiesta ancora aperta contro Berlusconi, i suoi legali e i testimoni, tra cui le Olgettine, che hanno deposto a suo favore nei processi di primo grado. Sono tutti accusati di corruzione in atti giudiziari o falsa testimonianza.

Ma, una volta assodato co sentenza definitiva che ad Arcore non accadeva nulla di illegale, è una inchiesta quasi paradossale.

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