Cronache

Punito con un calcio sul petto un soldato che nascondeva merendine in caserma: condannato sergente

I fatti, accaduti a Verona, risalgono a dicembre 2017, quando il sottufficiale ha colpito un sottoposto perché non stava eseguendo regolarmente un esercizio fisico

Punito con un calcio sul petto un soldato che nascondeva merendine in caserma: condannato sergente

Cinque mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a un risarcimento danni di 3mila euro. È questa la condanna, confermata dalla Corte di Cassazione, inflitta dal Tribunale militare di Verona a un sergente dell’esercito italiano per aver usato violenza fisica nei confronti di un soldato della sua compagnia. I fatti, come racconta il Corriere del Veneto, risalgono a dicembre 2017, quando il sottufficiale colpì un sottoposto con un calcio al petto perché non stava eseguendo regolarmente un esercizio fisico ordinato per punizione. Il sergente aveva scoperto che un gruppo di militari nascondeva alcune merendine in caserma, contravvenendo al regolamento interno, e aveva deciso di farla pagare a tutti i militari che occupavano la camera incriminata.

La pena era quella di eseguire una serie di flessioni a terra, ma non tutti erano riusciti a portare a termine l’esercizio fisico. Un soldato, in particolare, sembrava più in difficoltà e dopo un avvertimento da parte del sergente, secondo la ricostruzione dell’accusa, fu colpito con un calcio allo sterno da quest’ultimo. Nonostante l’urlo lanciato dalla recluta nessuno dei militari presenti è riuscito a vedere il momento preciso in cui il sottufficiale ha colpito il loro compagno. Durante il processo non c’è stata alcuna accusa diretta al sergente da parte dei soldati, che hanno sempre riproposto la stessa versione dei fatti.

La stessa vittima di violenza fisica non denunciò immediatamente l’accaduto; il giorno successivo ci sarebbe stato il giuramento che il militare non voleva assolutamente perdersi. Solo dopo un po’ di tempo la recluta confidò l’accaduto al padre, dato che il dolore al petto non diminuiva. A distanza di cinque giorni il soldato si recò al pronto soccorso dell’ospedale di Verona, dove gli fu accertata la contusione al torace.

Da parte sua, il sottufficiale ha sempre negato di aver colpito il suo sottoposto, ma i giudici del Tribunale militare, della Corte d’Appello di Roma e della Corte di Cassazione hanno creduto alla versione della recluta.

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