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Il sasso nello stagno

Qualcosa si muove e va interpretato senza giocare al solito muro contro muro, dove ognuno vede soltanto le proprie ragioni

Il sasso nello stagno

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Qualcosa si muove e va interpretato senza giocare al solito muro contro muro, dove ognuno vede soltanto le proprie ragioni. L'occupazione in Italia sta aumentando e questo lo dice l'Istat. Non c'è ragione per non fidarsi. I dati sono di giugno e rispetto a un anno fa ci sono 385mila lavoratori in più. È un segno positivo, soprattutto perché indica una certa fiducia da parte di chi assume. È un piccolo investimento sul futuro. Tutto questo ha anche a che fare con la riforma del reddito di cittadinanza? È possibile. Non è chiaramente l'unica variabile, ma un po' è stato come gettare un sasso in uno stagno e chi si accontentava del sussidio statale potrebbe aver avuto una spinta a muoversi con maggiore determinazione.

L'aumento, sostiene l'Istat, coinvolge uomini e donne di tutte le classi d'età, con punte che toccano soprattutto i giovani. È insomma un fenomeno diffuso e generale, come se davvero fosse una risposta a un cambio di prospettiva. C'è però un'anomalia. Tutti crescono ma i lavoratori autonomi sono in calo e da tempo. È il vento che continua a colpire commercianti e artigiani, proprio quelli con lo spirito d'impresa, a cui a quanto pare è richiesta una dose di coraggio che non si trova a buon mercato, i più colpiti dall'aumento dei tassi d'interesse, con le banche diffidenti e un costo del denaro che rende ogni investimento un passo che non ti fa dormire la notte. È come se l'Italia si stesse un po' adeguando a quel sentimento globale per cui il piccolo è brutto. Quando un artigiano o un commerciante chiude non ci sono ammortizzatori sociali. C'è il fallimento.

Il Reddito di cittadinanza merita comunque una riflessione. Il suo progetto iniziale non è mai stato realizzato. È una misura che è rimasta a metà del guado. Lo Stato non può e non deve ignorare chi vive di stenti, chi non vede un futuro, chi cade senza paracadute. Lo Stato deve anche dare una possibilità a chi sta cercando un lavoro e non riesce a trovarlo. Questa seconda parte è naufragata con la beffa dei navigator. Non solo le politiche attive non hanno funzionato, ma a un certo punto gli stessi padri del Reddito di cittadinanza hanno smesso di crederci.

Quel meccanismo burocratico è stato visto come superfluo, un di più, una fatica inutile. È cosi che il «reddito» si è trasformato in assistenzialismo, senza speranza, replicando certe vecchie pratiche politiche che hanno finito per inguaiare soprattutto il Mezzogiorno. Si è segnato un nuovo confine, dove il Sud viene abbandonato ai suoi mostri. Questo governo dovrà fare i conti con la formazione, lavorando con le imprese, che sono (o dovrebbero essere) anche soggetti sociali. È questa la vera sfida che attende la Meloni sul welfare.

Fare quello che non hanno fatto i grillini.

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