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La sfida nella cura degli anziani

La legge 33 sugli anziani, è una buona legge. Certo, va applicata attraverso delle sperimentazioni per le quali si debbono ancora scrivere i decreti attuativi

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La legge 33 sugli anziani, è una buona legge. Certo, va applicata attraverso delle sperimentazioni per le quali si debbono ancora scrivere i decreti attuativi. E qui vorrei maggiore impegno da parte del governo. Purtroppo, alcune valutazioni negative che più volte tornano sui media derivano sia da discrepanze presenti nel decreto legislativo che da miopie nella valutazione della legge. La prima: mentre la presidente del Consiglio ha più volte quantificato il finanziamento della 33 in 1,1 miliardi, le coperture riportate nel decreto legislativo raggiungono solo i 500 milioni nel biennio. Il resto non si dice. So che dovrebbe provenire da fondi Pnrr della Missione 6, e destinato con un decreto attuativo del ministero della Salute alle sperimentazioni nell'assistenza domiciliare integrata e continuativa.

La miopia riguarda il dibattito pubblico che non coglie molti aspetti della legge. Lo hanno colto, invece, e con entusiasmo, molti addetti ai lavori (stakeholder, la dirigenza sanitaria e sociale, il «popolo» stesso degli anziani e i molti altri attori). Tre esempi. La scorsa settimana l'intera geriatria italiana, con le sue quattro società più autorevoli, si è pronunciata a sostegno della legge; un mese fa, la sanità pubblica lo ha fatto con un position paper in favore delle sperimentazioni dei modelli di assistenza domiciliare integrata e di continuità assistenziale; e infine la Fiaso (la federazione che raccoglie tutte le Aziende sanitarie, gli ospedali, gli istituti Irccs d'Italia) ha ricevuto ben 53 adesioni, per attivare con risorse proprie, interventi sperimentali sui contenuti della 33. Mentre vedo qui un grande entusiasmo (anche senza i fondi!), purtroppo, il dibattito pubblico si riduce solo alla discussione sulla platea di coloro che riceveranno la misura di integrazione dell'indennità di accompagnamento legata alla cosiddetta prestazione universale. Il tema è importante, ma coglie solo in parte il cuore della legge. La questione vera è la nuova visione che la legge propone, ossia il completo rovesciamento di paradigma nelle politiche per le persone anziane. Lo riassumo in tre punti: 1) Integrazione degli aspetti sociali, sanitari e assistenziali, oggi completamente separati, ognuno in domini acefali e senza comunicazioni degli altri; 2) Presa in carico continuativa della assistenza domiciliare, oggi ridotta a pura prestazione per 18 ore l'anno per assistito bisognoso; 3) Approccio complessivo a tutta la popolazione anziana, avendo affiancato al concetto di non autosufficienza quello della fragilità, molto più operativo e utile nella prevenzione. Oggi, purtroppo, arriviamo troppo tardi e male. Il danno si potrebbe contenere! La riforma deve avanzare attraverso delle sperimentazioni con il coinvolgimento dei territori. Insomma, dall'ospedale al territorio.

La sfida è alta. E può essere affrontata. Senza però eludere i numerosi problemi che vanno affrontati. Faccio un solo esempio: la sua attuazione richiede la soluzione del nodo drammatico delle carenze di personale (medici, infermieri e soprattutto Oss e assistenti familiari). Si tratta di centinaia di migliaia di professionisti che mancano e che dovremo far crescere con fretta e anche con cura almeno per alcuni anni. So bene che la riforma richiederà almeno 10 miliardi e aggiungo almeno 10 anni. Attualmente il sistema per la cura e assistenza per gli anziani è ancora centrato sull'ospedale e sulle cure residenziali con la doppia conseguenza di essere nello stesso tempo molto inefficace e molto dispendioso. Il suo riequilibrio, attraverso la creazione di una rete di servizio domiciliari e territoriali, richiederà tempo e risorse, ma ridurrà gli sprechi del denaro pubblico e migliorerà la qualità della vita degli anziani. Non esistono scorciatoie per questo. In verità, questa stessa legge, che ha una doppia paternità sociale e sanitaria, all'inizio appariva impossibile. Ed oggi è una realtà. Le sperimentazioni locali sono la via maestra, graduale e progressiva, per l'attuazione della riforma che da anni si attende. Deve restare salda la volontà politica per i prossimi anni. E su questo vigileremo!

Mons. Vincenzo Paglia
*presidente della Commissione per l'attuazione della riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria alla popolazione anziana, presso il ministero della Salute

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