Cronache

Stuprata a Capodanno dal branco, tenta il suicidio: "È tutta colpa mia"

Lo stupro di gruppo si è consumato in una villetta di Primavalle la notte di San Silvestro del 2020. La vittima ha provato a togliersi la vita: "Non ricordo più nulla"

Stuprata a Capodanno dal branco, tenta il suicidio: "È tutta colpa mia"

Ci sono ferite invisibili che straziano l'anima. Affiorano sotto pelle, all'improvviso, mentre la vita accade. È successo anche a Sara (nome di fantasia), la ragazza vittima dello stupro di Capodanno in una villetta di Primavalle, quartiere alla periferia di Roma. Lo scorso settembre, a due anni dall'accaduto, ha tentato il suicidio mentre studiava in un college in Spagna. Il personale della scuola l'ha trovata svenuta sul pavimento della sua camera con addosso i segni di lesioni autoinferte. "È tutta colpa mia", ha continuato a ripetere mentre un'ambulanza correva a sirene spiegate verso l'ospedale. Si è salvata per un soffio.

Lo stupro

L'incubo comincia la notte di San Silvestro del 2020, durante il primo lockdown. Sara, al tempo 16enne, fa parte del gruppo delle "parioline" (le ragazze del Parioli ndr) che partecipano al festino organizzato in accordo con una comitiva di Primavalle. L'attesa del nuovo anno, le risate a squarciagola e quattro chiacchiere tra amici, lasciano ben presto il posto a droga e alcol. Ne scorrono a fiumi. È il contesto che fa da sfondo alla terribile violenza sessuale. Sara viene trascinata in bagno e abusata a turno dai ragazzi della festa. Forse, come ben ricorda un articolo di Repubblica a firma di Romina Marceca, è stata anche drogata con il Gbl. Uno dei presunti aggressori, Patrizio Ranieri, mostra agli altri la maglia sporca della ragazza esibendola come fosse un trofeo. Per la giovane, figlia di un diplomatico italiano che vive e lavora in Spagna, è un salto nell'abisso della depressione.

Il dolore

Dopo la violenza e la denuncia ai carabinieri, Sara torna in Italia solo per le due audizioni davanti a magistrati, militari dell'Arma e psicologi. Quindi vola in Spagna dove, con grande fatica, prova a riappropriarsi della sua vita. Durante il secondo lockdown, a marzo del 2021, ha un crollo emotivo. Le amiche del Parioli, indagate per spaccio di droga, le puntano il dito contro: "ci ha messo tutti nei guai", dicono. Sara resta da sola con il suo dolore ma non si arrende. "Stava reagendo bene" racconta il papà che, per compensare la lontananza imposta dagli impegni professionali, affida la figlia ad una amica di famiglia. La ragazza inizia un percorso di terapia a distanza con una psicologa, sembra reagire positivamente. Poi, però, comincia a mostrare segni di cedimento. È giugno 2021, mancano pochi giorni alla maturità. "Non riesco a studiare e a ricordare nulla", confida al padre e a Bo Guareschi, la presidente della onlus che segue il caso. Proprio in quei mesi, a Roma, i magistrati riprendono i mano le carte dell'inchiesta per stupro. A Sara riaffiorano i ricordi: "Mi sento bloccata", rivela. Il campanello d'allarme che qualcosa non va.

Il tentato suicidio

Nonostante la profonda sofferenza, la ragazza riesce a conseguire il diploma con ottimi voti. L'estate passa in fretta, in viaggio per il mondo con il papà. Sara si iscrive a un college esclusivo spagnolo, il posto le piace e anche il piano di studi. La risalita sembra vicina. E invece, un giorno di settembre, al padre della giovane giunge una telefonata dal campus: "Deve venire immediatamente, sua figlia sta male". Bianca ha tentato il suicidio: è dimagrita, non mangia più e si è chiusa in sé stessa. Sulle braccia ha i segni dei tagli che si autoinflitta. A quel punto, il papà decide di intervenire per evitare il peggio. La ragazza viene affidata ad una struttura specializzata del Sud Italia in cui, tutt'oggi, si trova ricoverata. Ha fatto passi da gigante in questi mesi: ha ripreso a mangiare e interagire con gli altri. Manca poco alla guarigione e, ancor meno, alla giustizia.

Il prossimo 16 novembre comincerà il processo a carico di uno degli indagati per stupro.

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