Cronache

"Non imputabile". Assolto l'uomo che ha ucciso i due poliziotti a Trieste

Alejandro Augusto Stephan Meran non impitabile, quindi è stato assolto dalla corte d'Assise di Trieste. Per lui 30 anni di Rems

"Non imputabile". Assolto l'uomo che ha ucciso i due poliziotti a Trieste

Si è concluso con una sentenza di non imputabilità il processo in corte d'Assise a Trieste contro Alejandro Augusto Stephan Meran, l'uomo accusato di aver ucciso i due agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta durante una sparatoria in questura a Trieste il 4 ottobre 2019. Meran è stato assolto e per lui il giudice ha applicato una misura di sicurezza detentiva del ricovero in una Rems per la durata minima di 30 anni. Una sentenza che era nell'aria, che però non soddisfa nessuno, se non i difensori di Meran.

Il giudice ha accolto le richieste della difesa di Meran, che aveva chiesto la pronuncia "nel senso della totale infermità". Paolo Bevilacqua, difensore di Meran, durante la sua arringa ha sottolineato che si stava giudicando una persona malata. Di diverso avviso, ovviamente, i legali difensori delle famiglie dei due poliziotti uccisi. Rachele Nicolin e Cristina Birolla, avvocati di parte civile che rappresentano rispettivamente le famiglie Demenego e Rotta, avevano chiesto una sentenza di condanna, rimettendo ai giudici "il compito di valutare le prove offerte, le perizie, le testimonianze, valutando anche la pericolosità sociale di Meran". Gli avvocati hanno sottolineato che "i colpi sono stati esplosi per uccidere. Sono mancati due bravi poliziotti". Da parte di Roberto Mantello, avvocato di parte civile di uno degli agenti feriti nella sparatoria, era invece stata avanzata la richiesta di una nuova perizia, non accolta dal giudice che, invece, ha proceduto con l'assoluzione.

La sentenza di assoluzione di Meran, che in questo modo è stato sottratto al processo penale per totale infermità mentale, "turba profondamente e riapre una ferita in realtà mai chiusa". Così si è espresso in una nota il Sindacato autonomo di polizia, che aggiunge: "Nessuno ha mai voluto vendetta, nè gli operatori di Polizia, nè le famiglie delle vittime, nè i 'sopravvissuti' a quella vicenda, nè i cittadini di Trieste e l'intero Paese. Da parte di tutti, anche dai massimi rappresentanti delle istituzioni, si chiedeva invece semplicemente giustizia".

La delusione è profonda anche per Franco Maccari, vicepresidente nazionale del Sindacato Fsp Polizia: "È una decisione che lascia sgomenti, interdetti, senza parole". Andrea Cecchini, segretario nazionale del Sindacato di polizia Italia celere si è unito ai colleghi: "La sentenza di Trieste getta nello sconforto tutte le donne e gli uomini delle Forze dell'Ordine. Quanto vale davvero la nostra vita? Carnefici da condannare quando facciamo rispettare la legge, vittime sacrificali quando ci uccidono barbaramente.

La nostra vita vale un bel funerale di Stato, tanti propositi, tante belle parole e poi ecco qua, pochi mesi e tutto finisce nel dimenticatoio, siamo sconvolti".

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