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Viene prima il Paese

Marina Berlusconi, da donna liberale e capo azienda, ha criticato la decisione del governo di tassare gli extraprofitti delle banche

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Marina Berlusconi, da donna liberale e capo azienda, ha criticato la decisione del governo di tassare gli extraprofitti delle banche (la sua famiglia è presente anche in quel campo tramite Mediolanum). Non credo che si possa discutere la fondatezza del suo ragionamento, certo non può farlo chi si professa liberale come noi. Ciò detto vorrei però provare a prendere il problema da un'altra prospettiva: un liberale fino a che punto deve avere a cuore la crescita del Paese e fino a che punto è disposto a metterci del suo per agevolarla sapendo che povertà e ricchezza non si possono stabilire per decreto legge e che lo Stato non stampa soldi in cantina? A scanso di equivoci penso che noi abbiamo una classe imprenditoriale non buona, eccellente in tutte le sue articolazioni dalla piccola impresa alle grandi aziende, e che questo già ora costituisca la forza del Paese. E penso che con la fiscalità che ci ritroviamo questi signori già ci mettono abbondantemente del loro per mandare avanti l'intera baracca.

Apparentemente quindi le banche fanno bene a opporsi a una tassazione di extra utile, e per lo stesso principio di non subire danni i tassisti fanno bene a opporsi all'allargamento del numero di licenze o alla concorrenza di Uber, i balneari hanno le loro ragioni a difendere lo status quo nonostante evidenti anomalie eccetera eccetera. Certo, ognuno fa bene a difendere i propri interessi, ci mancherebbe, ma se la somma di questi interessi porta a una stagnazione della crescita del Paese e a un aumento del debito pubblico, sorge il dubbio che ci troviamo di fronte a vittorie di Pirro, cioè a vincere battaglie più o meno liberali a un prezzo troppo alto perché se l'economia non riparte come si deve alla fine ne risentiranno anche banchieri, tassisti, balneari e imprenditori. Va bene quindi ragionare in punta di principi e diritti acquisiti, ma forse più utile sarebbe trattare con il governo nuove libertà (burocratiche, fiscali, giuridiche) utili alla crescita in cambio di rinunce ritenute importanti per tenere insieme il convoglio Italia.

Al mondo economico e finanziario servono innanzitutto stabilità politica e una riforma della giustizia che li metta al riparo dalle scorribande della magistratura, per farle il governo ha bisogno che sul piano economico chiunque può ci metta del suo.

Insomma, mai come con questo governo la classe imprenditoriale ha l'occasione di diventare anche classe dirigente del Paese, perderla sarebbe suicida.

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