Cronache

Il mistero della telefonata: Adriatici interrogato per 3 ore

Interrogatorio di garanzia per Massimo Adriatici davanti al gip di Pavia: il giudice dovrà decidere se confermare o meno i domiciliari

Voghera, il mistero della telefonata: Adriatici interrogato per 3 ore

Di buon mattino Massimo Adriatici è arrivato al Palazzo di giustizia di Pavia per l’interrogatorio di garanzia. L’assessore alla sicurezza, dalla cui pistola è partito il colpo che ha ucciso Youns El Boussetaou martedì sera a Voghera, ha risposto per tre ore alle domande del gip Maria Cristina Lupi. La procura, che ha già “derubricato” le accuse da “omicidio volontario” a “eccesso colposo di legittima difesa”, ieri dopo qualche tentennamento ha deciso di chiedere la conferma dei domiciliari. Adriatici, sostiene il pm, potrebbe infatti reiterare il reato o inquinare le prove.

Gli inquirenti hanno passato gli ultimi tre giorni insieme ai carabinieri a cercare di ricostruire le dinamiche dell’accaduto. Quello che sappiamo, per ora, è abbastanza ma non tutto. Conosciamo intanto la versione di Adriatici: “Stavo passeggiando in piazza Meardi - ha spiegato - quando ho notato quell'uomo infastidire i clienti di un bar. Mi sono avvicinato, l'ho redarguito invitandolo ad andarsene e a quel punto ho chiamato la polizia. Sentendo la mia telefonata, mi ha spinto facendomi cadere. È stato a quel punto che dalla pistola già impugnata è partito il colpo”. Abbiamo anche visto il video, depositato agli atti del pm, in cui si nota chiaramente il 39enne di origini marocchine colpire con un pugno (o una manata) al volto l’assessore di Voghera. Le immagini sembrano avvalorare il racconto di Adriatici, così come le deposizioni di due testimoni oculari. Occorre però ancora chiarire alcuni dettagli: quando è partito il proiettile calibro 22? E l'assessore ha premuto il grilletto o è stato un fatto accidentale? Dettaglio non di poco conto.

C’è poi da approfondire la questione della telefonata alla polizia. Secondo il Corriere e La Provincia Pavese, nei momenti più caldi della discussione con Youns, Adriatici avrebbe telefonato ad un numero fisso e non al 112. Le volanti però non si sarebbero mosse, visto che tutte le pattuglie del commissariato erano occupate, sostituite sul posto dai carabinieri, ora titolari delle indagini. In molti si pongono una domanda: perché l’assessore avrebbe telefonato ad un numero fisso? Adriatici è un ex poliziotto, sovrintendente figlio di un ex agente, e forse questo spiega la familiarità con gli ambienti commissariali. Mentre altri concentrano l'attenzione su un altro interrogativo, chiedendosi come mai girasse col colpo in canna per il paese di martedì sera. Va detto che Adriatici detiene regolarmente la pistola ed ha il porto d'armi.

Il primo round processuale comunque è un altro. Il Gip dovrà decidere se accogliere la richiesta del pm, e cioè la conferma dei domiciliari, oppure se rilasciare Adriatici. È possibile, infatti, che i legali dell’assessore chiedano la revoca degli arresti. Sul corpo della vittima è stata già effettuata l’autopsia, con tanto di proteste da parte dei familiari che accusano la procura di non averli avvisati dell’esame autoptico. Fonti dei soccorritori a LaPresse hanno spiegato che Youns è stato raggiunto dal proiettile al torace, provocando una ferita penetrante all’emitorace destro. Per La Provincia Pavese non sarebbe stato trovato un foro di uscita, mentre sarà la perizia balistica a certificare da quale distanza (e soprattutto angolazione) è stato esploso il colpo: la traiettoria potrebbe confermare, o smentire, il racconto di Adriatici sul proiettile partito mentre stava cadendo. Sono invece ancora in corso le analisi tossicologiche, che potrebbero chiarire se l’uomo fosse sotto effetto di alcol o droghe. “Ultimamente aveva davvero perso la testa”, ha detto l’avvocato Debora Piazza che difende i familiari. Una dichiarazione che sembra confermare quanto riportato da alcuni cittadini in questi giorni, secondo cui il 39enne era un uomo “cattivo” dedito a infastidire i passanti. Di certo vantava un curriculum di precedenti non indifferente ed era irregolare sul territorio italiano, con ordini di espulsione mai eseguiti.

Intanto sulla cronaca la politica si divide. La Lega difende il suo assessore, che ha rimesso il mandato nelle mani del sindaco Paola Garlaschelli e si è auto-sospeso. Da sinistra invece fioccano accuse contro un atteggiamento da Far West. I familiari Youns dal canto loro promettono battaglia: “Bisogna dire le cose come stanno - ha detto l’avvocato Debora Piazza - Youns è stato ammazzato da un assassino senza motivo”.

La pensa allo stesso modo la sorella Bahija.

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