Retrogusto

Monferrato, il Piemonte contadino

Un territorio bello come le più celebrate Langhe, sospeso tra montagna e mare, che propone una cucina tradizionale che alcuni modernizzano e altri interpretano con totale ortodossia, sempre con grande attenzione ai piacevoli vini locali

Monferrato, il Piemonte contadino

Incastrato tra le Alpi e l’Appennino, un Piemonte che guarda alla Liguria, il Monferrato è una regione storica bellissima, che nulla ha da invidiare alle celebratissime Langhe, anche per la bontà dei vini e del cibo. Ecco il nostro parzialissimo viaggio attraverso le tavole più interessanti di questa area compresa tra le province di Asti e Alessandria e la parte più orientale del Cuneese. Partiamo da quello che probabilmente è il ristorante più blasonato del territorio, la Locanda del Sant’Uffizio a Cioccaro di Penango,nell’Alto Monferrato. E’ il ristorante di un vecchio monastero trasformato in un relais di lusso e reca la firma dello stellatissimo Enrico Bartolini (che qui ne ha due delle sue tredici totali), anche se la cucina quotidiana è merito di Gabriele Boffa, giovane ma esperto conoscitore del territorio, che propone sia grandi classici (i Plin, il Filetto alla Torrengo) sia piatti più innovativi, che si ritrovano soprattutto nel menu Progresso (6 portate a sorpresa, 180 euro). La sala è affidata al bravo Francesco Palumbo.

Spostiamoci a Casale Monferrato, “capitale” storia dell’Alto Monferrato. Nella città dei krumiri, i classici biscotti curvi, spicca la proposta di Accademia Ristorante, nello storico Palazzo Gozzano Treville, dove lo chef Luca Filia propone una cucina di alto profilo a prezzi tutto sommato accessibili. Tra i piatti il Vitello tonnato a lenta cottura e i Tajarin 60 tuorli, stracciatella, aglio nero e Peperone Crusco di Senise IGP Basilicata. Radice Osteria Contemporanea punta su una proposta estremamente territoriale, con un menu regionale (Battuta di Fassona, Plin al fondo bruno, la Guancia) e un altro dedicato al Bollito. Da segnalare anche Osteria Bar Sport, in località San Germano, un vero bar da colazione che a sera si trasforma grazie all’estro dello chef Tommaso Negri in un luogo di tradizione e creatività.

Scendiamo nell’Astigiano. A Santo Stefano Belbo il “must to be” è il Ristorante di Guido da Costigliole, una stella Michelin, dove in un monastero seicentesco trasformato in relais (il San Maurizio) Andrea Alciati omaggia i genitori Lidia e Guido, affidando allo chef Fabio Sgrò una cucina di memoria (il menu Lidia; Guido Costigliole 1961, ricco di classiconi) e innovazione (La Tradizione di Fabio Sgrò, con Gambero di fiume, cavolfiore e panna all’aceto di mele). C’è anche un menu dedicato al pesce d’acqua dolce. Non lontano, a Costigliole d’Asti, segnalo anche il Ristorante in Vigna Radici, dell’azienda agricola Mura Mura, creata dagli inventori della catena di gelaterie Grom. Qui, in un luogo incantevole, lo chef Marco Massaia persegue una cucina che onora la civiltà contadino e la modernizza. Il cavolfiore alla brace è spirituale, il Raviolo ris e coi, con castagne di Nucetto e cardo
gobbo, memorabile.

Un luogo che si sta facendo largo anche per una proposta gastronomica decisamente inconsueta è L’Orto nel relais Nordelaia a Cremolino, dove lo scozzese Charles Pearce, che si avvale della consulenza di Andrea Ribaldone, propone una cucina che fin dal nome manifesta la sua intenzione campestre e rilassata. Pearce è bravo, valorizza al meglio i prodotti vegetali, e mixa la terra del Piemonte e il mare della vicina Liguria. Tra i piatti più interessanti La Cipolla, con bun al latte, lardo e miele, la Patata risottata con burro affumicato e limone nero e il Cavolo 2.0 con doppio fondo di pollo e mela ossidata. Il locale è luminoso, tutto di legno chiaro e le grandi finestre garantiscono una vista magnifica sull’Alto Monferrato. Il locale, attualmente chiuso, riapre alla fine di aprile. Sempre a Cremolino, ma stavolta nel centro storico, da seguire il lavoro di Mirepuà, dove lo chef Federico Ferrari propone un’autentica cucina monferrina modernizzata con giudizio. Il suo Agnolotto con scarola e borragine è magnifico.



Altri posti da segnalare sono Il Centro a Priocca, dove la chef Elide Mollo ha scelto una cucina familiare alleggerita e contemporaneizzata che ha nel fritto misto alla piemontese il suo piatto simbolo; Le Due Lanterne di Nizza Monferrato, decisamente più spostato su una tradizione rigorosa, come dimostra anche l’ambiente un po’ fané; la Locanda La Raia dell’omonima azienda vitivinicola a Gavi, immersa tra le vigne, con i menu pensati da Tommaso Arrigoni, chef del milanese Innocenti Evasioni; L’Archivolto Osteria Nostrale a Ovada, dove la famiglia Papalia dal 1999 propone una cucina calda e rassicurante, che punta forte sulla pasta fresca fatta in casa; Il Moncalvo ad Acqui Terme, che si affaccia su un bel cortile di un palazzo storico, dove Angela e Filippo Tirri, la prima in cucina e il secondo in sala, propongono un’esperienza davvero tradizionale, con un grande spazio lasciato all’abbinamento con il vino; infine Del Belbo da Bardon a San Marzano Oliveto, da centoquarant’anni nella mani della stessa famiglia, un luogo che celebra la cucina più sontuosa e saporita condita da una grande attenzione per il cliente.

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