Retrogusto

Il nostro Vinitaly 2024. I rosati

Quarta puntata dedicata ai migliori assaggi del salone veronese, con altre cinque etichette espressioni del "terzo modo" di bere. Due escursioni in Calabria (Ceraudo e Tenute Pacelli), una sull’Etna con Barone di Villagrande, una nella Basilicata di Cantina di Venosa e infine l’eccentrico 11 Minutes di Pasqua

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Quarta puntata dedicata ai migliori assaggi del Vinitaly 2024, conclusosi pochi giorni fa alla Fiera di Verona. Oggi ci occupiamo di una tipologia di vino per lungo tempo sottovalutata, quella dei rosati che invece oggi stanno conoscendo una grande riscoperta anche grazie a prodotti di ottimo livello che non fanno del terzo modo di bere il classico né carne né pesce. Ecco i cinque preferiti.

Grayasusi Silver Label 2022 Ceraudo

Antesignana della sostenibilità in una terra magnifica ma difficile come la Calabria, questa azienda familiare che si estende a Strongoli Marina, l’antica Petelia, nei pressi di Crotone e che vanta anche un ristorante stellato, il Dattilo, con l’ottima cucina della volitivia Caterina Ceraudo, ha riabilitato l’antica tradizione dei rosati. Ne produce due etichette, entrambe da uve Gaglioppo al 100 per cento, il Grayasusi e il Grayasusi Argento. Quest’ultimo affina in barrique di primo e secondo passaggio per quattro mesi nel corso dei quali vengono praticati continui batonnage ed è rosa cersauolo all’occhio, fragrante, quasi croccante in bocca, con richiami di piccoli frutti rossi e spezie, e rotondo e pieno in bocca.

La Clara Tenute Pacelli

Più che di un vino rosato dobbiamo in questo caso parlare di un metodo ancestrale, che raccontiamo qui solo perché non abbiamo previsto una sezione a parte. Siamo sempre in Calabria, a Malvito, e questa azienda di famiglia cresciuta molto negli ultimi anni produce, oltre a diverse etichette interessanti (il metodo classico a base Riesling Zoe, il rosso riserva a base Magliocco e Calabrese Tèmeso, il rosso riserva a base Barbera e Maglicco Pauciuri) questo vino a base Trebbiano Toscano dedicato alla madre Clara, cuore e centro di forza della famiglia. Un vino squillante, fragoroso, vivace come una risata. Fermentato in acciaio e affinato in bottiglia, è biologico.

Etna Rosato 2023 Barone di Villagrande

Azienda storica dell’Etna, che ha il vanto di essere davvero una cantina “autoctona” in un’epoca in cui molti arrivano a fare vino sul vulcano con la sola forza dei soldi e senza tradizione. La tradizione cui c’è eccome grazie al lavoro del patròn ed enologo Marco Nicolosi, che produce una batteria di vini di rara compattezza per qualità ed espressività. Tra essi questo rosato prodotto in 10mila bottiglie a Milo, a un’altezza di 700 metri, da ive Nerello Mascalese al 90 per cento con un saldo di Carricante. Allo sguardo si mostra con un bel colore buccia di cipolla, al naso mostra sentori decisi di arancia sanguinella e di pompelmo rosa, in bocca è spavaldo e pieno, con una buona freschezza.

Sentinel Rosato 2023 Cantine di Venosa

Un’azienda lucana che raggruppa e valorizza il lavoro di 300 viticoltori del territorio, coordinati anche grazie all’uso della tecnologia. In questo caso infatti parliamo di un vino prodotto in un vasto territorio, Iatta, che viene monitorato settimanalmente grazie a un satellite (il Sentinel 2, per l’appunto) che permette di individuare eventuali zone in sofferenza o in stress idrico, ciò che agevola la lotta integrata. Da uve Aglianico da vendemmia anticipata e sottoposte a pressatura soffice, fa solo acciaio e mostra un corredo aromatico di notevole ricchezza e un buon frutto in bocca.

11 Minutes Pasqua

Dell’azienda veneta condotta da Riccardo Pasqua parliamo spesso e volentieri perché rappresenta l’esempio di una cantina con una visione internazionale anche se con il cuore profondamente italiano, e con una vocazione al dialogo con altri mondi, come quello dell’arte. Oltre ai vini tradizionali produce anche delle etichette più moderne e anticonvenzionali raccolte nella linea Icons, a cui appartiene questo rosé delle Tre Venezie blend di uve rosse tradizionali come Corvina e Trebbiano e di internazionali come Carmenère e Syrah. Il nome del vino si riferisce al tempo di contatto con le bucce, undici minuti, che bastano a trarre le parti più nobili delle uve e il delicato colore.

Un vino elegante, con un naso sottile ma ricco di note floreali, fruttate e speziate e una bocca dall’incedere vellutato, con una grande varietà di abbinamenti.

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