Retrogusto

Sabbioneda, la Milano democratica

Una trattoria anti-design a due passi da corso Buenos Aires ma con una cucina (e prezzi) da provincia. Un lungo menu dedicato ai classici della tradizione lombarda, porzioni generose, atmosfera informale. Insomma, esistono ancora posti così

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Mi rimproverava Roberto, il titolare dell’Osteria alla Grande di cui vi ho parlato la settimana scorsa (link): “Dovresti scrivere di posti veri, quelli che non fanno alta cucina e di cui non parla nessuno”. Ho deciso di accontentarlo. Eccomi dunque da Sabbioneda da Romolo, una trattoria decisamente coraggiosa, perché pur trovandosi in una traversa di corso Buenos Aires, e quindi in una zona piuttosto pregiata di Milano (è al numero 32 di via Alessandro Tadino) conserva lo stile e i prezzi di un locale tutto sostanza e calore, laddove la location potrebbe indurre in tentazione e spingere alla gentrificazione anche del conto.

No. Questo è un posto sempre uguale a se stesso, che piaccia o meno. Il décor è quello del tinello di zia, qualche soprammobile, i muri dipinti di rosso e ricoperti di perlinato, ai tavoli tovaglie a scacchi bianchi e blu con una sopratovaglia di carta blu, in un angolo un frigo con gelati industriali. Sedie di paglia, luci al neon. Unico tocco rock, certe decorazioni dedicate all’Harley Davidson, di cui sospettiamo il titolare sia un appassionato. Ma non si viene qui per la Design Week (per quanto…). Si viene per il clima impagabile, per la gente che ne affolla le tre anguste salette di risate, di schiamazzi, di litigi e di flirt ruspanti, come si conviene a una trattoria vecchio stile.

Sabbioneda

Il menu è una faccenda molto lombarda ed è stampato su un foglio giallino contenuto in una cartelletta trasparente che ne ha viste di cotte e di crude. Pochi convenevoli: primi, secondi e contorni. Tra i primi Ravioli di zucca mantovani, Raviooli di borragine al ragù, certi Maccheroni casalinghi con polpette che farebbero felici gli americani, Plin di carne al sugo di arrosto, tutti al prezzo di 9 euro. I secondi prevedono, oltre a una Cotoletta un po’ bruciacchiata ma al prezzo commovente di 10 euro, anche un Vitello tonnato poco in vena di rivisitazioni, Polpettone al forno, Polpette in umido, Ossobuco con polenta, Coniglio alla ligure e polenta. Insomma, tutto quello che potresti aspettarti al pranzo della domenica della zia Pina. I contorni costano 3,50 euro e restano in quella zona: cicoria, patate al forno, broccoletti, insalata verde. C’è anche un assortimento di formaggi padani e una piccola carta dei dolci (tutti a 4 euro) nella quale ci sentiremmo di consigliarvi in Salame di cioccolato. Il Tiramisù è scritto “Tirami Su” ed è un autentico manifesto di spontaneità. Il servizio/coperto costa 1,50, alla fine anche a fare tutto l’itinerario non si spendono più di 30 euro. E le porzioni sono abbondanti. Si beve il vino della casa, ma se hai voglia di una birra nessuno ti guarderà male.

Il locale è chiuso di sabato e domenica, scelta interessante, ma negli altri giorni è aperto sia a pranzo sia a cena. Contento, Roberto?

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