Cultura e Spettacoli

Nelle carte di Pinuccio Tatarella la storia della destra italiana

L'archivio del politico di Alleanza Nazionale custodito dalla fondazione che porta il suo nome. Il nipote Fabrizio Tatarella: "Per anni la sinistra ha negato l'esistenza di una cultura di destra"

Nelle carte di Pinuccio Tatarella la storia della destra italiana

"Dal suo archivio si ricostruirà la storia della destra". Il giorno dopo la scomparsa di Pinuccio Tatarella, l’8 febbraio del 1999 all’ospedale Molinette di Torino, il giornalista del Tempo Gino Agnese scriveva così a proposito delle carte accumulate negli anni dal "numero uno-bis di Alleanza Nazionale", come amava definirsi. Un volume impressionante di libri, giornali, manifesti, riviste, volantini, ma anche lettere e addirittura bigliettini indirizzatigli da colleghi autorevoli durante gli anni al servizio delle istituzioni. Un vero e proprio tesoro che racconta uno spaccato di storia della Repubblica, e che dal 2002 è conservato negli archivi della Fondazione Tatarella, istituita per volere del fratello Salvatore.

La fondazione tatarella a Bari 2

Politico carismatico e uomo di cultura, Giuseppe Tatarella, detto Pinuccio, fu tra i fondatori di Alleanza Nazionale. Deputato per un ventennio, prima tra le file del Movimento Sociale Italiano e poi del partito di Gianfranco Fini, nel 1994 ricoprì la carica di vicepremier e ministro per le Telecomunicazioni nel primo governo Berlusconi. Fu il simbolo della destra moderata, abile mediatore ma allo stesso tempo oppositore fermo di quei "poteri forti capaci di orientare le scelte dei decisori politici in tempi di stabilità istituzionale e di rovesciare quelli scomodi". Persino quelli che sono sempre stati dall’altro lato della barricata, come il sindaco di Milano, Beppe Sala, gli hanno riconosciuto il ruolo di "padre della destra di governo italiana".

"Fu il precursore del centrodestra, un conservatore entrato di diritto nel Pantheon della nostra parte politica. È stata un’emozione quando, nel suo discorso di insediamento, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, lo ha ricordato e tutti si sono alzati in piedi per un lungo e forte applauso", ci dice il nipote Fabrizio, anima della fondazione con sede a Bari, di cui è vice presidente, che ha per obiettivo quello di custodire il patrimonio immateriale della destra italiana. Un’eredità per troppo tempo relegata ai margini della storia. Una cultura spesso negata e considerata di seconda categoria. Basti pensare che in Italia non esistono archivi ufficiali dei partiti e dei movimenti di destra, dal Movimento Sociale ad An. Tra le mosche bianche spiccano la Fondazione Spirito – De Felice e quella dedicata a Tatarella, appunto.

La Fondazione Tatarella a Bari

"Per troppi anni alla destra italiana è stato negato il diritto ad esistere, per troppo tempo la sinistra, sbagliando, ha sostenuto che in Italia non esisteva una cultura di destra, ma questa storia e questa cultura sono parte integrante della storia della nostra nazione", rivendica Fabrizio. Il lavoro che porta avanti oggi è quello di raccogliere e catalogare "riviste, documenti, libri sulla destra italiana, rendendoli accessibili a tutti affinché studiosi e giovani ricercatori possano approfondire, studiare e far conoscere come in Italia è esistita una destra che è stata esclusa per anni dal gioco democratico e che grazie alla sua evoluzione e alla sua cultura politica, dopo oltre settanta anni è arrivata al governo dell’Italia".

Nella biblioteca della sede di via Piccinni a Bari ci sono già 12mila volumi: gli archivi di Pinuccio e Salvatore, i documenti dell’Msi e di Alleanza Nazionale, le serie rilegate di quotidiani, riviste e periodici, come Il Borghese, Il Candido, Il Secolo d’Italia e molti altri. E poi centinaia di libri che negli anni si sono aggiunti alla collezione. Il ministero dei Beni Culturali ha definito il materiale conservato nella sede della fondazione "di eccezionale interesse culturale" e di "interesse storico particolarmente rilevante". Per far conoscere questo patrimonio ogni anno vengono organizzati eventi, convegni, dibattiti, corsi e anche una scuola di formazione politica rivolta ai più giovani.

"Non esistono più le scuole di partito, le sezioni dove si costruiva il pensiero politico e dove si selezionava una classe dirigente adeguata, oggi fondazioni, think thank, riviste, sono gli ultimi luoghi dove vive la sacralità del ragionamento politico e dove studiare la storia e la cultura politica", spiega il vice presidente dell’istituto culturale, che fa parte dell’Aici. Ora che Giorgia Meloni "ha realizzato il sogno di Pinuccio", quello di creare "un grande partito conservatore di massa autenticamente alternativo alla sinistra", prosegue Fabrizio, "la sfida sarà quella di continuare a costruire e custodire il patrimonio storico e culturale della destra".

"Costruire una società in cui il senso della tradizione, l’amore verso la patria, intesa come terra dei padri, e verso la famiglia, cellula fondamentale di ogni società, erano, sono e resteranno – conclude - i valori eterni in grado di portarci fuori da qualunque crisi economica, sociale e geopolitica".

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