Cultura e Spettacoli

Una grande lezione contro il bigottismo

Contro lo Stato che che si impone come "grande educatore", contro coloro che ci vogliono a tutti costi ecologici e politicamente corretti, "Il mito virtuista e la letteratura immorale" di Vilfredo Pareto non è mai stato così attuale Compra qui l'ebook a soli 2,99 euro

Una grande lezione contro il bigottismo

Pubblicato nel 1911 e contraddistinto – com’è nello stile dell’autore – da una vena polemica di rara originalità, "Il mito virtuista e la letteratura immorale" di Vilfredo Pareto lanciato contro il bigottismo moralista (da lui ribattezzato “virtuismo”) non ha perso la propria freschezza a più di un secolo di distanza. Proprio ora è anzi sempre più evidente lo sforzo dello Stato di ripensarsi quale “grande educatore”: portatore di una nuova moralità che coincida con la legalità. E se al tempo di Pareto il proibizionismo virtuista colpiva soprattutto il sesso e l’oscenità, oggi il bigottismo autoritario è schierato soprattutto contro il fumo, i cibi grassi, le bevande gassate.

Non si creda, ad ogni modo, che quello scritto dal solitario di Céligny sia un volume anti-clericale di taglio tradizionale: assimilabile ai molti che uscivano nell’Italia del tempo. In primo luogo, Pareto dichiara apertamente come i bacchettoni dell’Europa cattolica e meridionale, che pure esistono ora come esistevano un secolo fa, non siano assolutamente in grado di competere con i virtuisti in senso proprio, che – a suo dire – sono uno “schietto prodotto protestante della Germania e degli Anglo-sassoni”.

Oltre a ciò bisogna sempre tenere presente come, nel suo gusto di provocare e nel suo spirito ultra-volterriano, Pareto abbia lanciato molti più strali contro i nuovi stregoni delle religioni secolari che non contro preti e monache di Santa Madre Chiesa. Quel volume centrava nel segno e in effetti il virtuismo, come rileva Franco Debenedetti nella prefazione, continua a essere tra noi: non solo ispira coloro che ci vogliono a tutti costi ecologici e politicamente corretti, ma anche quanti – specie negli ultimi anni – hanno costruito una nuova morale obbligatoria e una nuova demonizzazione della donna.

Perché una cosa è salvaguardare quell’insieme di valori e pratiche senza le quali tutto è in pericolo o comunque rischia di essere svilito; e altra cosa, invece, è costruire feticci vittoriani che hanno l’unico obiettivo di limitare la nostra libertà e che, in questo modo, ci negano pure la libertà di vivere eticamente.

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