Cultura e Spettacoli

"Ho bisogno di me. Storie di indipendenza": così "32 vite" hanno trovato il riscatto

Dalla penna del giornalista Giuseppe Spatola, la bellissima storia di "32 vite" nel libro: "Ho bisogno di me. Storie di indipendenza" (Compagnia della stampa Massetti e Rodella Editori). I racconti degli ospiti della comunità di recupero "Lautari", che dalla "dipendenza" affrontano la via della rinascita.

"Ho bisogno di me. Storie di indipendenza": così "32 vite" hanno trovato il riscatto

Un viaggio dentro un inferno, quello di 32 vite che il giornalista Giuseppe Spatola, ha sapientemente raccontato, senza nulla togliere al dolore, ma lasciando una porta aperta alla speranza, nel suo libro Ho bisogno di me. Storie di indipendenza, (Compagnia della stampa Massetti e Rodella Editori). Di sicuro un argomento non leggero che racconta 32 storie di dipendenza di giovani ospiti dei Lautari, comunità di recupero fondata nel 1990 da Gianni Bonomelli, scomparso nel 2018, e dal febbraio 2014 portata avanti dal figlio Andrea, ma racccontato con la forza della certezza della rinascita.

Quello che i lettori troveranno nelle 161 pagine sono vite e racconti che nella loro unicità hanno un filo comune, che quasi le rappresenta tutte, e che dà l'idea al primo impatto, di una via comune per tutti verso la sofferenza. Al contrario quello che però spicca, è che proprio attraverso le loro parole, si nasconde una forza potente che li spinge allo stesso modo alla rivincita, come racconta il presidente del centro Andrea Bonomelli: "Il nostro obiettivo è cercare di aiutare i ragazzi ad avere un riscatto nella vita: essere come un padre o un grande amico che può dare un consiglio". A lui fanno eco nella prefazione del libro, le parole di Jonella Ligresti che racconta: "La Comunità ti mette in mano le chiavi del tuo recupero. Ti insegna il metodo, ti accompagna e ti istruisce senza lasciarti solo".

Tornando ai ragazzi, il filo conduttore del loro racconto, descritto in maniera asciutta e incisiva da Spatola, è il disagio familiare e le amicizie sbagliate alla base della decisione di assumere droghe. Ma, allo stesso modo, la voglia di ritrovare se stessi e l’essere portati per mano giorno dopo giorno dalla Comunità. È la salita, seppur dura, verso l'indipendenza. Una sorta di discesa nel disagio e nella disperazione più assoluta, ma mai senza la speranza di farcela a ritornare a galla e riappropriarsi della propria vita.

Ho bisogno di me - Storie di indipendenza

Ma chi sono queste 32 vite? Ognuno dei protagonisti non è nascosto dietro un problema, ma - scegliendo la comunità e raccontando la propria storia a Spatola - ha guardato in faccia il problema, affrontandolo, pur sapendo che non sarà un demone facile da sconfiggere. C'è la storia di Marco, che ha iniziato a 12 anni con le prime canne per passare a 13-14 alle pastiglie e altro: "Cosa è cambiato da quando sono entrato ai Lautari? Il Marco di prima era un’entità, ora sono una persona". O quella di Mario, pallavolista di Vaglia che racconta: "Quando giocavo non fumavo, non bevevo, non andavo in discoteca, avevo amicizie sane. Quando ho mollato la pallavolo, ho iniziato a usare cocaina: l’ho provata per la prima volta in discoteca".

E ancora Letizia che ha 40 anni, "Il mio problema era la noia, ma ho la consapevolezza che, se dovessi uscire ora, tornerei a drogarmi" racconta con una freddezza impressionante. Prese di coscienza forti, in un libro che andrebbe letto da tutti, anche dai giovanissimi, perché spesso sono proprio le esperienze degli altri che possono insegnare a non cadere in certe trappole dettate dalla "dipendenza".

A chiusura sono proprio le parole di Spatola a dare il senso di queste vite e di questo libro: "Ritrovare l’indipendenza dopo anni di dipendenza è la vittoria più bella".

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