Politica

«Dai magistrati attacco alle Camere»

Il coordinatore azzurro: «Una parte della categoria vuole condizionare il Parlamento»

Adalberto Signore

da Roma

Onorevole Sandro Bondi, ieri ha parlato di un «nuovo e inquietante» tentativo di condizionare il Parlamento ad opera della magistratura citando anche il nome di alcuni magistrati. Intende dire che c’è un disegno studiato «a tavolino»?
«No, non si tratta di un disegno studiato a tavolino. Come in altri momenti della nostra storia più recente, però, non c’è dubbio che tende a coalizzarsi un fronte politico e culturale (costituito da potentati economici, partiti, una parte della magistratura e del mondo dell’informazione culturale) che rifiuta la modernizzazione del Paese e delle sue strutture costituzionali più importanti. E che agisce sovvertendo le regole fondamentali su cui poggia e vive una sana democrazia».
Si riferisce a Tangentopoli?
«Non si deve dimenticare che attraverso Tangentopoli è avvenuta la liquidazione per via giudiziaria di una intera classe politica democratica e viceversa la salvaguardia del potere della sinistra comunista, cosicché gli sconfitti della storia avrebbero potuto conquistare il potere per la sparizione di ogni possibile concorrente politico. In quel momento, grazie all’intuizione politica di Berlusconi l’Italia ha potuto evitare un golpe storico. Ciò non ha impedito tuttavia che nel biennio ’94-95 si ripetesse un altro golpe politico ai danni della nostra democrazia, con precisi responsabili tuttora protagonisti dell’ennesimo tentativo di limitare la vita democratica in Italia. Ora siano giunti alla sfida decisiva. Per fortuna per tutti che Berlusconi è ancora in campo».
Lei ha usato parole molto critiche verso il vicepresidente del Csm Virginio Rognoni.
«Questo Paese non ha alcun bisogno di un nuovo scontro tra il Parlamento e l’ordine della magistratura, ma le parole pronunciate da Rognoni, insieme alle esternazioni irrituali di alcuni magistrati in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, alle dichiarazioni improprie del procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli, fino alla nomina di Edmondo Bruti Liberati a procuratore aggiunto di Milano, e in ultimo alla proposta di candidatura nelle liste dei Ds di Gerardo D’Ambrosio, delineano un nuovo ed inquietante tentativo di condizionamento di una parte della magistratura, al di fuori di ogni autentico rispetto costituzionale, nei confronti della sovranità del Parlamento. Di questo dovrebbe preoccuparsi Rognoni, per tutelare e garantire professionalità, indipendenza, autonomia e serenità di giudizio della magistratura. Un compito che spetterebbe proprio al Csm».
Che intende? Auspica o riterrebbe comunque opportuni provvedimenti disciplinari?
«No, chiedo che il Csm assolva in pieno alle sue funzioni di assicurare indipendenza e imparzialità della magistratura contro le pulsioni anticostituzionali e antidemocratiche di una sua parte».
Da Tangentopoli a oggi sono passati 14 anni, con la Cdl al governo negli ultimi cinque. È mai possibile che la magistratura continui ad avere un ruolo così strategico e determinante nella vita politica del Paese?
«La sua domanda dovrebbe far capire quanto è grande il problema, se rimane ancora irrisolto nonostante una riforma dell’ordinamento giudiziario e nonostante la disponibilità del governo ad accogliere le proposte costruttive dei magistrati. Ciò dimostra che i pregiudizi politici sono intatti e prescindono dal merito delle questioni».
Quando cita Caselli a cosa si riferisce?
«Ma le pare normale che un procuratore generale della Repubblica possa intervenire un giorno sì e uno no sulla stampa di partito e sui maggiori quotidiani su questioni della nostra vita nazionale riservate al potere sovrano del Parlamento? In altri Paesi civili ciò sarebbe intollerabile. E le pare normale che un magistrato continui a difendere i suoi castelli accusatori, che tante sofferenze hanno determinato, e che hanno trovato la loro conclusione in sentenze definitive?».
Bruti Liberati, però, ha ricevuto la solidarietà di venti avvocati milanesi (tra cui uno dei difensori di Fiorani)...


«Anche qui il problema è la politicizzazione della magistratura, un vero e proprio cancro della nostra vita democratica, denunciato per ultimo anche dal presidente della Corte di Cassazione Nicola Marvulli».

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