De Gregori canta Auschwitz chiusura affidata a Venditti

Paolo Scotti

da Roma

E ora tocca a loro. Dopo l’annuncio clamoroso, le polemiche invelenite, la colossale preparazione, tutto è pronto. Dalle 14,45 di oggi saranno i cantanti, protagonisti sul palco del Circo Massimo in Roma; ribalta tricolore del mega-evento planetario. Per primo toccherà a Francesco De Gregori; per ultimo ad Antonello Venditti. In mezzo, 33 rockstar nostrane, per quello che (con enfasi una volta tanto adeguata, in un ambiente dove spesso si abusa coi superlativi) «per partecipazione sarà il più grande concerto della nostra storia musicale». Parola del sindaco di Roma, Veltroni.
De Gregori interpreterà due o tre pezzi, fra cui - novità assoluta - Auschwitz di Francesco Guccini; brano finora da lui mai eseguito in pubblico. La chiusura di Venditti, invece, verrà affidata a Roma capoccia, Ci vorrebbe un amico e alla più recente Che magnifica cosa è la vita. Per consentire un minimo di strategia, il resto della scaletta (compresi gli attesissimi ed inediti duetti) rimarrà top secret quasi fino all’ultimo. «Ma siccome tutto è stato organizzato all’italiana, cioè in fretta quanto genialmente, vedrete che ce ne saranno molti - prevede Claudio Baglioni (che si esibirà nella parte centrale dello show, assieme alla Pausini, a Renato Zero e a Zucchero) -. Del resto, credo che nella scelta delle canzoni non si debbano fare troppi calcoli. Più che un fatto musicale, Live Eight è un atto di partecipazione. Conta esserci, più che cosa cantare». «Io ho esitato a partecipare proprio perché non amo le ammucchiate immotivate - spiega da parte sua Jovanotti -. Se fossimo venuti qui solo a fare una data estiva in più, questo sarebbe solo una specie di concerto del 1 maggio in ritardo». Sulla stessa linea Antonello Venditti («Ci siamo organizzati all’ultimo, ma riusciremo a ben figurare»), Fiorella Mannoia («Lasciateci la libertà d’improvvisare un po’»). Quanto agli assenti - nella fattispecie Eros Ramazzotti e Vasco Rossi - nessuno dei loro colleghi vuol pronunciarsi.

Ma l’impressione è che, come sottolinea Tony Renis, una volta di più gli assenti abbiano torto: «Partecipare è un obbligo morale per tutti i grandi artisti, nessuno escluso. Le polemiche lasciano il tempo che trovano. Bisogna esserci per essere al posto con la coscienza» chiude Renis.

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