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Diego affossa le speranze di Ciro. Poi è disfatta

Bari 3 - Juventus 1. Il brasiliano, disturbato dai raggi laser della curva, sbaglia il rigore del possibile pareggio. Crisi nera e i pugliesi dilagano. Del Piero in panca per 90' è un segnale

Diego affossa le speranze di Ciro. Poi è disfatta

Il libro nero di Ferrara si aggiungerà di un nuovo capitolo: stavolta non contro i giornalisti cattivi, sui quali ci sarà comunque ancora da ridire. Qualche riga sarà però giusto che il buon Ciro la dedichi anche a Diego: il quale, con Del Piero e Giovinco seduti in panchina, è riuscito a metà ripresa a calciare in curva il rigore del possibile 2-2. Vero che i replay televisivi hanno rivelato come il brasiliano sia stato (forse) disturbato da una lucina laser indirizzata sul suo volto dagli spalti: però, insomma, almeno la porta il numero 28 avrebbe potuto e dovuto centrarla. Invece, tanti saluti al pareggio e Juve nel dramma vero: terza sconfitta nelle ultime quattro partite, Ferrara sempre più in bilico e, dulcis in fundo, il gol del definitivo 3-1 segnato da Sergio Bernardo Almiron. Proprio lui: timido, molle, sempre rotto e inutile a Torino. Guarito, preciso, puntuale e decisivo in Puglia. Non che tutto vada preso come oro colato, però alla Juve di quest'anno non ne va dritta una. E se Almiron segna e Diego sbaglia un rigore, c’è poco altro da aggiungere.
Del Piero in panchina per novanta minuti è poi un segnale dei tempi. Nessuna concessione ai sentimentalismi, non è più tempo: per il capitano, già sostituito nell'intervallo della nefasta partita contro il Bayern Monaco, non è proprio periodo né stagione. La Juve vorrebbe fare a meno di lui, insomma, sentirsi grande e riscoprirsi tale dopo settimane di angoscia inframmezzate soltanto dalla vittoria contro l'Inter. Vuole forze fresche, Ferrara: rispolvera Amauri e gli mette di fianco Trezeguet, due perticoni che vorrebbero replicare la coppia Ibra-Trezeguet dei tempi di Capello. Pia illusione, però: perché è vero che il brasiliano si sbatte e corre di più in un tempo di quanto non abbia fatto nell’ultimo mese, però la porta difesa da Gillet resta un ufo. Lontano e imprendibile. I pugliesi corrono che è un piacere, spingono sugli esterni dove Caceres e Molinaro fanno quel che possono e vengono comunque presi per il collo. Tiago al posto di Camoranesi è l’ennesimo tentativo di Ferrara di salvare il rombo: il portoghese dovrebbe garantire più copertura dell’oriundo, ma quando ha la palla tra i piedi conferma lentezza e prevedibilità che l'hanno reso candidato al Bidone d'Oro, poco lusinghiero concorso creato da Radiodue. Se poi anche Claudio Marchisio incappa in un inizio serata da dimenticare, per la Juve cala la notte: Meggiorini ringrazia la mezza topica del centrocampista e batte Buffon dopo nemmeno dieci minuti. La Juve si aggrappa a tutto quello che ha per non crollare: nervi, spirito, voglia. In panchina, per la prima volta da quando è direttore sportivo della società e non solo team manager, c'è anche Alessio Secco: si vuole trasmettere unità di intenti, è chiaro. A qualcosa serve perché, almeno oggi, la Juve appare più tonica del solito: Amauri però si mangia un gol e per il pareggio bisogna aspettare il solito golletto da pochi passi di Trezeguet, dopo che Gillet aveva respinto su Diego. Ecco, il brasiliano: più attivo di quasi sempre, però ancora troppo lontano dalla porta e quindi limitato nel guizzo breve. Le due squadre se le danno di santa ragione, Poulsen è più disciplinato di Melo (squalificato) ma il Bari fa paura lo stesso. Barreto è imprendibile, Cannavaro lo stende e prima di metà gara i padroni di casa scappano ancora, visto che il numero dieci trasforma il rigore. Il paradosso è che la miglior Juve da un po' di tempo a questa parte deve inseguire una provinciale, una di quelle squadre che fino a qualche tempo fa non avrebbero potuto certo fare paura alla Signora del calcio. Ci gioca anche Almiron, nel Bari: oggetto misterioso a Torino, sbolognato di qua e di là per tutta l'estate fino a quando, ad agosto inoltrato, è spuntato il Bari e se lo è preso. In prestito, certo: come un ferro vecchio, quasi. L'argentino invece gioca e costruisce, lotta e sbuffa. Provoca anche un rigore, intervenendo un po' goffamente sul neo entrato Grosso: peggio di lui fa però Diego che, come detto, dagli undici metri calcia alto. La Juve interpreta il tutto come un ennesimo segno del destino avverso e, piano piano, sparisce dal campo: il gol di Almiron è una vera beffa. Pagato 9 milioni all'Empoli, ha collezionato 11 presenze con la Juve: quasi tutte insufficienti.

Ieri sera, la sua rivincita e la condanna bianconera: Elkann e Blanc che dicono?
In realtà Blanc ai microfoni di Sly una cosa la dice: «Ferrara rimarrà assolutamente il nostro allenatore, questa è la storia della Juve».

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