Difesa

Svolta tech per la marina Usa: ecco cosa può cambiare

La svolta della Marina Usa nei sistemi di navigazione, comunicazione e sensori d'intelligence

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Cambia la governance strategica nelle operazioni navali degli Stati Uniti ed i suoi alleati. Una svolta alla nuova tecnologia, basata su sensori d’intelligence, che rivoluziona le manovre dedicate alla sorveglianza e ricognizione, e “converte” i sistemi tradizionali, del naval-warfare, al digitale.

L’avvento della “digital-first strategy”

La rivoluzione digitale trasforma l’ambiente anche nell’ambito della Difesa, tanto che concetti come, “visione, scopi, obiettivi ed elementi strategici”, s’inchinano alla tecnologia dell'informazione, in quanto, “fattore fondamentale” per il comando e il controllo delle forze, nelle operazioni di guerra”. Questo si evince, testualmente, nelle dialettiche del manuale di strategia di modernizzazione digitale del Dipartimento della Difesa Usa, che spiega come, “la gestione e la protezione delle risorse informative e la collaborazione con i partner della missione”, siano essenziali, per preservare ed espandere il “vantaggio militare”.

Test rapidi, e digital-first strategy, è quanto si sta sviluppando con il partner svedese Saab. Una vera e propria sperimentazione su varianti di unità anfibie, ad alta velocità, in attuazione sulle corvette CB90, già in servizio nella forza navale della Svezia, dal 1991.

Un “incubatore tecnologico”, come problem solver

Nel sud della Silicon Valley, la filiale svedese della Saab, starebbe lavorando su un progetto di veicoli autonomi, denominato Enforcer3. La sua scheda riferisce che questa piattaforma è stata già testata, in una prova congiunta, tra Saab e la Marina svedese, nel Mar Baltico meridionale. Tali manovre sarebbero risultate così soddisfacenti, tanto da far prevedere che, in futuro, unità di corvette potrebbero essere già composte “da combinazioni di piattaforme dotate di equipaggio ed unità autonome”. Inoltre, secondo quanto si recepisce, questo programma, diventerà il progetto pilota un vero e proprio, “incubatore tecnologico”, che avrà il compito di trasformarsi in un laboratorio di ricerca e soluzioni.

Un hub comune, dove i partner potranno condividere e risolvere i loro problemi, in tempo reale, evitando, nel contempo, ritardi e lungaggini burocratiche. Questo progetto prende il nome di Skapa, che in svedese significa “creare”.
L’obbiettivo, innovativo, secondo le parole del suo Ceo di San Diego, Smith, è proprio quello di condividere tecnologie e know-how, con altri partner, così da poter essere rapidamente efficienti e sviluppare soluzioni utili al Ministero della Difesa.

La consapevolezza per il dominio marittimo

Il progetto Skapa si focalizzerà su tre punti principali, quali: “autonomia navale, tecnologia digitale, intelligenza artificiale e consapevolezza del dominio marittimo”. La società, si recepisce, punterebbe ad incrementare la sua capacità produttiva su unità come caccia, sottomarini, sensori e sistemi, così da poter testare nuovi pacchetti sulla piattaforma Enforcer3. Tali dinamiche sono già proiettate all’impiego degli armamenti, a breve termine, infatti, quest’ultimi potrebbero essere già presenti nell”esercitazioni militari nominate: “Rim of the Pacific”, oltre a quelle della NATO, denominate, invece,“Robotic Experimentation and Prototyping with Maritime Unmanned Systems”.

Una prova del fuoco che potrebbe dare il via ad una nuova era del naval-warfare, anche in considerazione dei futuri obbiettivi aziendali, i quali sembrerebbero già guardare a sviluppi, sugli sciami di droni sottomarini.

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