Transizione energetica

Case green, dopo l'Italia ora anche la Germania dice no

Il ministro Spd dell'Edilizia chiede modifiche, quello Liberale della Giustizia pone dubbi sull'adesione alla costituzione: nel governo tedesco è fronda contro le case green. Verdi isolati

Case green, dopo l'Italia ora anche la Germania dice no

Perfino in Germania, Paese capofila dell'Unione Europea, iniziano a serpeggiare malumori contro la direttiva Ue sull'efficienza energetica che spingerà a ristrutturare decine di milioni di case e edifici pubblici in tutto il Vecchio Continente per raggiungere i target climatici. Una direttiva fortemente voluta dalla Commissione guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen, e nei rapporti di forza tanto sbilanciata a favore del contesto tedesco da sembrare quasi un assist politico a Berlino, su cui però la coalizione di governo di Olaf Scholz inizia a scricchiolare.

Isolati, in quest'ottica, i principali fautori delle politiche green, i Verdi che sono la seconda forza del governo di Berlino. Assediati dall'inedito asse tra i socialdemocratici della Spd e i Liberali della Fdp, primo e terzo partner della coalizione "Semaforo" per peso politico.

Il ministro Spd chiede la modifica alla direttiva sulle case green

In prima fila a chiedere un aggiustamento alla direttiva in sede di Consiglio Ue è Klara Geywitz, Ministro socialdemocratico per l'Edilizia e le Politiche Abitative. Nativa di Potsdam, la Geywitz, classe 1976, è un esponente della componente più di sinistra e laburista del partito e dunque non può essere certamente sospettata di scarse simpatie progressiste.

L'esponente della Spd, parlamentare nel Lander del Brandeburgo dal 2004 al 2019, ha da sempre un'attenzione notevole al tema dell'abitare e ha messo in campo un pensiero chiaro: nonostante la quota di edifici che la Germania dovrà ristrutturare sarà in proporzione molto inferiore rispetto a quella di Paesi come l'Italia, il costo sociale per una popolazione già gravata da inflazione e crisi energetica rischia di essere insopportabile.

Geywitz, ha scritto la Bild, "propone il cosiddetto approccio di vicinato come nuova base per questo. In base a ciò, non ogni singolo edificio deve ridurre le proprie emissioni di CO₂, ma un quartiere nel suo complesso, cioè un quartiere o un villaggio" così da spostare su i nuovi edifici maggiormente gestibili con le tecnologie avanzate di riscaldamento e le pompe di calore i finanziamenti e le strategie, in modo tale da preservare i valori immobiliari da un lato e creare un mercato strutturato dall'altro. Geywitz al tabloid tedesco ha ricordato che con questo approccio "i nuovi edifici ben isolati nel quartiere residenziale assicureranno che i vecchi edifici non debbano essere rinnovati immediatamente, perché non tutte le case sono considerate individualmente". Una svolta sensibile rispetto alla direttiva Ue che invece proprio dalla ristrutturazione prende il là.

Del resto da tempo la Geywitz spinge per politiche di transizione energetiche giuste e graduali, pragmatiche in sostanza, che non sacrifichino i lavoratori e le fasce più povere della popolazione. Sa che la Spd ha riconquistato la cancelleria nel 2021 proprio per la riconquista di parte dei voti della classe media e il rifiuto di seguire i Verdi sull'ambientalismo ideologico demolito, nei mesi scorsi, dalle conseguenze della guerra in Ucraina, e ha chiesto di modificare la direttiva in senso più pragmatico e meno oneroso per la cittadinanza.

La critica di mercato dei Liberali

Se dalla sinistra Spd è arrivata una decisa critica al costo dell'operazione, dai Liberali dell'Fdp, titolari del prestigioso Ministero delle Finanze con il leader Christian Lindner, la critica alla direttiva sulle case green è giunta invece su questioni di merito legate al principio di libertà.

Già un mese fa Daniel Föst, portavoce per la politica edilizia e abitativa del gruppo parlamentare dell'Fdp al Bundestag, ha definito "illusorio" l'obbligo Ue imposto "con il grimaldello" del vincolo temporale per la ristrutturazione. "L'intero approccio è pasticciato", gli ha fatto eco il collega Andreas Gluck, facendo riferimento al possibile vulnus per il principio di proprietà privata che deriverebbe dall'applicazione della direttiva.

Ma la tagliola Fdp si è manifestata principalmente attraverso la critica di Marco Buschmann, Ministro della Giustizia, che come riportato da Merkur è al lavoro per trovare nella direttiva Ue che obbliga la ristrutturazione delle case più inquinanti fino alla classe E nel 2030 e a quella D nel 2033 dei punti di incongruenza con la Legge Fondamentale, la Costituzione della Repubblica Federale. Sotto la lente d'ingrandimento, in particolare, la prospettiva che la funzione sociale della proprietà sia violata da un obbligo calato dall'alto da Bruxelles. La Corte Costituzionale di Karslruhe, ove già Berlino aveva visto ricorsi presentati da cittadini contro il Mes e il Recovery Fund, potrebbe essere la sede ove in futuro il governo stesso o dei suoi ministri potrebbero rivolgersi per far valere le loro prerogative sulla norma.

Cosa significa per l'Italia

Chi, politicamente, deve osservare con attenzione tale svolta è l'Italia. Su queste colonne abbiamo scritto di come l'Italia dovesse aspettare i prossimi appuntamenti del Consiglio Ue per modificare a suo favore la direttiva sulla casa.

La possibile svolta tedesca apre un fronte e una breccia non indifferente e, come ricorda Il Messaggero, può portare il primo Paese dell'Ue assieme a Roma, alla Polonia e alla Croazia nel fronte dei contrari, in attesa che un altro Paese importante come la Spagna chiarisca la sua posizione tendente al No. Sarebbe una svolta importante, e l'apertura di un processo realistico contro direttive europee calate dall'alto e potenzialmente dannose per milioni di cittadini.

Anche nei Paesi formalmente "vincitori" di questa svolta green come la Germania, ove i costi sociali sarebbero comunque enormi.

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