Transizione energetica

Dal gas all'energia del vento: il modello Norvegia per la transizione

La Norvegia, nuovo perno europeo per gas e petrolio, è anche protagonista della transizione. E dall'eolico alle terre rare vuole dominare i nuovi mercati

La Norvegia sarà l'epicentro della transizione energetica europea
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La Norvegia è la nazione da tenere maggiormente d'occhio in Europa per la transizione energetica. Oslo è una delle grandi vincitrici della "guerra del gas", avendo aumentato le sue esportazioni verso Regno Unito e Unione Europea, e sugli idrocarburi costruisce da decenni il suo modello economico e il suo welfare. Ma al contempo i grandi introiti che alimentano il Fondo sovrano norvegese da 1,2 trilioni di dollari di valore sono un volano anche per gli investimenti in transizione, settore su cui Oslo è all'avanguardia.

L'impero del gas della Norvegia

La Norvegia, dal gas all'eolico, attira capitali, programma investimenti, promuove strategie di frontiera. L'oro blu, risorsa-ponte per la transizione, è cercato con attenzione. Solo pochi giorni fa l'italiana Eni, tramite la controllata Vår Energi, ha annunciato un'importante scoperta nell'offshore nel Mare di Barents.

Il colosso energetico di Stato della Norvegia, Equinor, lavora per aumentare la capacità di export, partecipa a progetti sistemici come il Baltic Pipe che porta il gas verso Danimarca e Polonia, si pone come alternativa alla Russia. E su questo asse nasce la capacità di influenza che rende la Norvegia centrale anche per la transizione.

All'avanguardia sulla transizione

La Norvegia, secondo una nuova approfondita analisi politica dell'Agenzia internazionale dell'energia (Iea), è all'avanguardia sul fronte tecnologico, delle risorse e delle prospettive di costruzione di una virtuosa politica di transizione. "Lodo gli sforzi della Norvegia per aumentare la sua produzione di petrolio e gas a breve termine in risposta all'invasione russa dell'Ucraina, contribuendo a stabilizzare le forniture globali, in particolare ai suoi vicini europei", ha spiegato Fatih Birol, direttore esecutivo dell'Iea, a giugno.

Birol ha poi aggiunto che "allo stesso tempo, la Norvegia sta guidando gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di petrolio e gas, in particolare attraverso l'elettrificazione delle piattaforme offshore".

La Norvegia, frontiera della transizione

Ad agosto, analizzando prospettive e sfide a lungo termine per l'estrazione di idrocarburi nella piattaforma continentale norvegese che rappresenta la proiezione marittima del Paese dei fiordi, il Norwegian Petroleum Directorate (Npd), l'organo strategico per le operazioni di trivellazione e commercializzazione di gas e petrolio, ha delineato nel suo rapporto sulle risorse aggiornato agli scenari del 2022, segnati dalla guerra in Ucraina, il tema delle rinnovabili come centrale. Lo sviluppo dell'idrogeno e l'uso duale delle reti di distribuzione del gas potrebbe rafforzare, secondo l'Npd, del gas di Oslo.

Grande fiducia è data anche alla tecnologia della cattura e stoccaggio del carbonio su cui Equinor sta investendo. Karl Kristensen, ricercatore della società di consulenza manageriale per la transizione Bergfald Environmental Consultants, ha dichiarato in un recente festival economico tenutosi a Stavanger, "capitale" dell'energia norvegese, che il Paese può giocare un ruolo anche nella fornitura di materiali critici all'Europa e al resto dell'Occidente per ridurre la dipendenza da Cina e Russia. "I geologi della contea di Vestfold e Telemark hanno concluso da precedenti mappature che questa zona contiene depositi molto grandi di minerali come le terre rare", decisivi per la transizione e necessari per la produzione di veicoli elettrici, turbine eoliche, batterie, accumulatori, secondo quanto riporta Science Norway.

La sfida dell'eolico

C'è poi la grande partita della produzione diretta di energia eolica che vede la Norvegia, forte della sua esposizione al Nord e la sua proiezione oceanica, all'avanguardia. La Norvegia, secondo i piani del governo, realizzerà 30 GW di nuova capacità nell'eolico offshore entro il 2040, mirando a diventare una "superpotenza" in materia. Staffetta Online ha segnalato che il 14 novembre scorso Equinor, con Eni, ha avviato la produzione la prima delle 11 turbine eoliche galleggianti del progetto di parco eolico offshore Hywind Tampen, il più grande al mondo in questo settore.

"Gli impianti", ha sottolineato Repubblica, "che sviluppano un totale di 88 megawatt, producono energia verde" che serve "per alimentare il vicino campo petrolifero di Gullfaks. In questo modo copriranno il 35% dei consumi energetici della piattaforma petrolifera gestita dal colosso di stato Equinor, e faranno risparmiare oltre 200 milioni di tonnellate di CO2 all'anno".

Una transizione che investe i settori tradizionali e mette Oslo al centro della partita europea con una strategia pragmatica e ambiziosa: cercare la complementarietà tra fonti fossili e rinnovabili secondo un approccio graduale. Così che la certezza delle prime fonti compensi l'altalena delle seconde in termini di capacità di generazione fino alla conqusita della piena maturità tecnologica.

Mantenendo attivo, nel contempo, il ruolo dominante nell'export verso i mercati europei che hanno fatto di Oslo un partner inevitabile per gli alleati del Vecchio Continente.

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