Economia

Obbligatorio e senza chiusura: cosa cambia sui conti correnti

Il direttore generale di Abi ha espresso perplessità sul ddl 1712, sul rapporto di conto corrente: "Stabilire, in Italia, un obbligo del genere sarebbe un disallineamento rispetto ai competitori europei e non sarebbe coerente con il principio di libertà di prestazione dei servizi"

Obbligatorio e senza chiusura: cosa cambia sui conti correnti

Il direttore generale dell'Associazione bancaria italiana, Giovanni Sabatini, non ha dubbi: obbligare le banche a consentire l'apertura di un conto corrente a chiunque lo richiedesse e impedire loro la possibilità di recedere uniltaralmente andrebbe contro una serie di principi costituzionali, comunitari e di regole antiriciclaggio. Il dirigente dell'Abi, in queste ore, ha espresso così la posizione delle banche italiane sul disegno di legge sul rapporto di conto corrente, nel corso di un'audizione alla commissione Finanze e Tesoro del senato.

Il disegno di legge

"La motivazione di questo disegno di legge è legata al fatto che i cittadini si sarebbero visti chiusi un rapporto di conto corrente, nonostante il saldo fosse in attivo. Non ci risultano evidenze quantitative che il fenomeno del recesso unilaterale delle banche sia diffuso, né che ci siano particolari policy nelle banche in tal senso. Sarebbero solo casi isolati e particolari", ha spiegato Sabatini, secondo il quale, "il disegno di legge che obbligherebbe le banche ad aprire un conto corrente su richiesta di un risparmiatore o di mantenerlo andrebbe contro le disposizioni europee". Nel disegno di legge 1712 sul rapporto di conto corrente, infatti, sarebbe proposta l'esclusione del diritto di recesso della banca nei contratti a tempo indeterminato conclusi con un consumatore e, nel caso di rapporti a tempo determinato (con consumatori e non consumatori), escludendo l'esercizio di tale diritto prima della scadenza del termine quando i saldi siano in attivo.

I dubbi di Abi

Secondo il dirigente Abi, "la banca ha il diritto di valutare sempre le singole richieste di apertura di un conto corrente, applicando i criteri di diligenza professionale, buona fede e correttezza e in assoluta aderenza al dettato della disciplina antiriciclaggio europea e nazionale, in quanto le banche debbono essere un avamposto della legalità sempre". E ancora: "Stabilire, in Italia, un obbligo del genere stabilirebbe un disallineamento rispetto ai competitori europei e non sarebbe coerente con il principio di libertà di prestazione dei servizi".

Un provvedimento troppo "radicale"

"In caso di comportamenti non coerenti con il quadro normativo, esiste già uno strumento a tutela del risparmiatore, che è quello del giudice, che può punire la banca che ha esercitato il recesso senza validi motivi", ha chiarito ancora Sabatini. Che ha ribadito: "Ci sembra che le motivazioni alla base del disegno di legge non siano tali da portare all'adozione di un provvedimento così radicale, che avrebbe profili di contrasto a livello costituzionale, comunitario e darebbe problemi anche dal punto di vista di argine contro l'antiriciclaggio".

La proposta

"Un rafforzamento degli strumenti volti a raggiungere una maggiore inclusione finanziaria è una finalità condivisa dall'Abi e la proposta di Bankitalia di prevedere un conto di pagamento di base, che potrebbe affiancarsi al conto di base già disponibile per i consumatori, potrebbe essere, invece, una materia da approfondire rispetto alla quale l'associazione sarebbe disponibile a fornire le sue analisi tecnico-giuridiche", ha concluso Sabatini.

Commenti